Romain Bardet è stato tra i grandi protagonisti della Ligi di ieri, anche se non come avrebbe voluto: lo abbiamo visto, dopo la caduta di massa, scendere nel fosso per prestare soccorso a Julian Alaphilippe e poi ci ha impressionato il suo volto - evidentemente sotto schok - quand raccontava i fatti afine corsa. Questa mattina il trentunenne francese della DSM ha preso il computer per postare una riflessione importante e noi ve la proponiamo.
Sono ancora scosso e faccio fatica a parlare di quel che è accaduto ieri, l’incredulità di quei volti e quei corpi feriti in quella caduta. Penso a Julian ma anche a tutti i ragazzi che sono stati feriti in una caduta avvenuta a 70 all’ora, quando il fischio del gruppo che pedala si è trasformato in rumore assordante di materiale che si rompe e in grida umane che arrivavano da ogni dove.
Io sono rimasto molto colpito dai vostri messaggi, ma io penso che chiunque avrebbe agito come ho fatto io perché non c’è gara che tenga davanti all’integrità della salute di ognuno di noi.
Al di là delle conseguenze dirette, quanto è accaduto mi porta a riflettere sulle nostre responsabilità comuni per evitare questo genere di cadute, le cui conseguenze avrebbero potuto essere tragiche, nel rispetto che dobbiamo portarci tra noi corridori.
Ho visto tutto, ero proprio dietro Tom Pidcock e Jeremy Cabot quando si sono arrotati. La responsabilità che ci prendiamo ogni volta che assumiamo dei rischi per conquistare una posizione migliore nel gruppo può avere conseguenze pesanti. per i 100 corridori che abbiamo detro di noi.
Io non scaglio la pietra contro nessuno e non sono il depositario della verità. Semplicemente dico che noi diamo corpo e anima per uno sport che è la nostra passione ma non dobbiamo dimenticare che basta un attimo per trasformare tutto in tragedia. Tutti i miei migliori auguri di pronto recupero ai ragazzi coinvolti nella caduta.