L’aria della Tirreno-Adriatico porta alla mente tanti ricordi e tra questi emerge quello di Rolf Sorensen, il "vichingo" che da ragazzo frequentava il liceo ad Helsinge nella contea di Frederiksborg inseguendo il suo sogno di correre in bicicletta.
«Se ce l’ho fatta il merito è di Ivano Fanini, un manager unico, capace di anticipare i tempi e di tirare fuori il meglio da ogni ciclista. Le nostre strade si incrociarono quando da juniores in una gara in Danimarca: al mattino mi classificai quarto ed i primi cinque si qualificavano per la crono individuale del pomeriggio per un confronto con i dilettanti di categoria superiore. Fra lo stupore generale vinsi io e quel successo convinse il dirigente lucchese a portarmi in Italia».
Chi fu il mediatore tra lei e Fanini?
«Il mio connazionale Ole Ritter, ex ciclista professionista e pistard di successo. Nel corso di una cena presentò a mio padre Jens, scomparso di recente, questa opportunità e così chiusi con il liceo passando all'Università del ciclismo. Lo stesso Ole Ritter da lì a pochi anni si trasferì a Lucca diventando allenatore dei corridori danesi ingaggiati da Fanini».
ADOTTATO DALLA FAMIGLIA FANINI. «Ricordo come fosse ieri la grande umanità di Lorenzo Fanini, il padre dei fratelli Pietro, Michele, Ivano e Brunello. Michele, ottimo meccanico, mi preparava la bicicletta e gli altri fratelli mi seguivano con entusiasmo alle corse. È grazie ad Ivano Fanini, che mi portò in Italia, e al supporto dei suoi fratelli Pietro e Michele che ce l’ho fatta. Sono loro che mi hanno adottato e che hanno consentito ai più forti ciclisti danesi di mettersi in luce».
Combattivo, carismatico e capace di gestire la corsa come pochi, Sorensen fa il suo esordio tra i prof a 20 anni nella Murella-Fanini e coglie la prima delle sue 66 vittorie aggiudicandosi la Scandinavian Open Road Race, replicata poi con il campionato in linea danese. Ma la sua vera esplosione avvenne l'anno successivo. Nel 1987 fu la Remac lo sponsor abbinato a Fanini: con questi colori del biondone danese prima si aggiudicò il Grand Prix Cerami e poi da dominatore la Tirreno-Adriatico vincendo la cronoindividuale di San Benedetto del Tronto e la classifica finale. Nasceva una stella per merito di Ivano Fanini che, per la prima volta, vedeva un suo ciclista sfidare i grandi del ciclismo mondiale.
Ricorda Sorensen: «Quel successo nella cronoindividuale alla Tirreno Adriatico lo conquistai con la stessa bicicletta dalle ruote lenticolari preparata da Michele Fanini quando nell'ultimo anno da dilettante mi imposi nella crono del G. P. Ponsacco».
Una Tirreno Adriatico con al via tanti bei nomi: sul podio finale secondo e terzo si classificarono rispettivamente Giuseppe Calcaterra (che dopo pochi anni passò a correre per lo stesso Fanini) e lo svizzero Tony Rominger, vincitore in carriera di 3 Vuelta di Spagna, un Giro d'Italia e due giri di Lombardia.
Un podio del genere Fanini fino a quel momento poteva soltanto sognarlo ma divenne tutto ad un tratto realtà come quando nel 1997 la Coppa del Mondo vide un podio con Michele Bartoli, Rolf Sorensen e Andrea Tafi, rispettivamente primo secondo e terzo, tutti e tre ex ciclisti di Fanini. Anche quella fu una soddisfazione per il vulcanico patron di cui Sorensen afferma:
UN ADDIO FORZATO. «Se Ivano se avesse avuto più soldi avrebbe conquistato il mondo per la sua grande competenza. E' sempre stato 40 anni avanti a tutti ed il ciclismo è in debito nei suoi confronti. Io per esempio nel 1988, entrato fra i big del ciclismo, avevo necessità di una squadra più forte e quindi presi la scelta dolorosa di separarmi da Fanini ed accettai di passare all'Ariostea».
Nel prosieguo della carriera Sorensen si aggiudicò una Liegi Bastogne Liegi, un Giro delle Fiandre, una tappa al Giro d'Italia nel 95, due tappe al Tour de France (94 e 96) e alla Grande Boucle indossò anche la maglia gialla nel 91 a Chassieu al termine della seconda tappa. perdendola quattro giorni più tardi a Le Havre a causa di una caduta che gli costò una frattura alla clavicola costringendolo al ritiro. Innumerevoli i suoi piazzamenti: secondo alla Milano-Sanremo 1991 dietro Claudio Chiappucci e davanti ad Eric Vanderaerden. Nel 96 fu argento olimpico ad Atlanta nella gara in linea. Oltre al secondo posto del 97, in Coppa del Mondo vanta due terzi posti nell'89 e nel 91. Nel Giro delle Fiandre oltre al successo del 1997 vanta anche un terzo ed un quarto posto.
LA SCOPERTA. Rolf Sorensen è stato sicuramente una delle più belle scoperte Fanini. Diversi i ciclisti danesi che hanno avuto successo alle dipendenze del patron lucchese come Jesper Worre, Pedersen, Petersen, Jens Veggerby, Jorgen Marcussen, Lillot, Eriksen, Nicolaj Bo Larsen ma nessuno quanto lui.
«Sorensen è stata la mia più bella scoperta - dice Fanini - oltre che l'atleta che mi ha dato le maggiori soddisfazioni nella mia lunga carriera. Non nego che sia stato il mio "pupillo", direi quasi un figlio visto che è cresciuto nella mia sede. Le altre mie due più grandi scoperte sono state Michele Bartoli e Mario Cipollini che da ragazzi vinsero tanto con le mie squadre giovanili».
Sorensen ha pedalato fino al 2002 all'età di 37 anni e diversi sono i rigraziamenti che ha ancora nel cuore. «Da dilettante colui che mi ha insegnato molto è stato il vecchianese Carlo Viviani che mi allenò dall'età di 17 anni fino al professionismo. Con lui sono riuscito anche ad approfondire le mie conoscenze con la lingua italiana. Da professionista, oltre ai consigli di mio padre, devo un ringraziamento particolare al mio allenatore, il dottor Luigi Cecchini, sempre presente in 17 anni della mia carriera. Un'altra persona importante è stato Giancarlo Ferretti, mio diesse in tante squadre».
Una volta attaccata la bicicletta al chiodo è rimasto nel ciclismo allenando diverse squadre dal 2004 al 2009: il Team PH, il Team GLS-Pakke Shop ed il Team Capinordic. Attualmente commenta il ciclismo per la TV nazionale danese e viene chiamato a partecipare a convegni e congressi mirati alle strategie di marketing di diverse aziende danesi, con diverse uscite in bicicletta nelle quali racconta le sue innumerevoli esperienze.
da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri