Giovanni Lonardi ha iniziato il 2022 con un grande cambiamento: dopo due anni con la Bardiani CSF Faizané è pronto ad affrontare il suo quarto anno tra i professionisti con la Eolo Kometa, una squadra che ammira e che lo ha accolto nel migliore dei modi. «Per come sono fatto io, sentivo che avevo bisogno di cambiare e così mi sono gettato in una nuova avventura per riscattarmi» racconta a tuttobiciweb il venticinquenne della Valpolicella che proprio in questi giorni è in ritiro ad Oliva, in Spagna, per preparare la nuova stagione. I sogni sono tanti, ma anche la voglia di fare cose grandi, Lonardi ci racconta le prime impressioni sulla nuova squadra e i suoi obiettivi.
Come hai passato gli ultimi mesi del 2021?
«Ho smesso di correre molto presto, la mia ultima corsa è stata il giro di Slovacchia a metà settembre e da quel momento non ho più attaccato il numero sulla schiena. Per tutto ottobre sono andato in bici, ho cercato di lavorare come se stessi correndo ancora, con allenamenti ed uscite praticamente quotidiane. Soltanto a novembre ho messo la bici da parte e mi sono riposato a casa, quest’anno niente vacanze, mi sono preso del tempo per fare mente locale. Avevo già il contratto con la Eolo Kometa in tasca da diversi mesi e potevo stare tranquillo, ma non volevo farmi trovare impreparato al primo ritiro».
Hai passato gli ultimi due anni con la Bardiani CSF Faizané: che esperienza è stata?
«I miei ultimi due anni sono stati molto difficili, con alti e bassi che non mi hanno permesso di avere costanza. In realtà, dopo la prima stagione da professionista con la Nippo sono stato molto sfortunato: avevo due anni di contratto, ma la squadra ha chiuso, ho cambiato team e poi è arrivato il covid, ho avuto diversi problemi fisici e la situazione di incertezza non ha di certo aiutato. La famiglia Reverberi ha iniziato ora un progetto molto preciso con dei giovanissimi presi direttamente tra gli junior, non era più il mio posto. Ho capito che era il momento di cambiare, mi servivano nuovi stimoli».
Poi però è arrivata la Eolo Kometa…
«In realtà avevo avuto contatti con Basso già quattro anni fa quando dovevo passare professionista, al tempo si chiamava Kometa Cycling Team ed era una formazione Continental. Moschetti e Gazzoli l’avevano scelta, mentre io avevo preferito approdare direttamente alla Nippo che era Professional. In poco tempo la squadra ha fatto enormi passi avanti raggiungendo alti livelli, sono contento di ritrovarla sulla mia strada. La scorsa stagione era iniziata da poco quando mi hanno contattato, sono stato subito felice del loro interessamento e di avere una sicurezza per il 2022, però ero ancora un corridore della Bardiani e ho cercato di onorare la mia maglia al meglio».
Qual è stata la prima impressione con la nuova squadra?
«Prima della fine del 2021 abbiamo fatto un primo ritiro in Spagna per conoscerci meglio e provare i nuovi materiali. L’impressione è stata immediatamente buona, ho trovato un’ottima organizzazione, degna di una squadra World Tour: per me è stato un autentico upgrade e ne sono veramente felice. Ho subito instaurato un buon rapporto con tutto il personale tecnico, tra gli atleti per la maggior parte siamo italiani e possiamo parlare molto facilmente, ci sono anche degli spagnoli ma ci intendiamo senza problemi. Mirko Mestri è arrivato con me dalla Bardiani, con lui mi trovo molto bene, conosco anche Vincenzo Albanese con cui ho corso nel 2020, ma anche Bevilacqua, con il qale ho già avuto modo di pedalare».
Dall’esterno si vede che la Eolo Kometa è una squadra con un’idea precisa, insieme al business c’è soprattutto molta passione…
«Penso che sia proprio questa la loro forza. La Eolo Kometa è una squadra che crede in un sogno e sta facendo di tutto per realizzarlo, investe e ottiene dei grandi risultati, basta vedere Lorenzo Fortunato che ha fatto un 2021 incredibile o lo stesso Albanese che è diventato ancora più forte. Durante il primo ritiro ho avuto l’occasione di conoscere Luca Spada, il patron della squadra: non è semplicemente colui che mette i soldi o il capo di tutto quanto, è un uomo eccezionale che mette veramente passione in tutto quello che fa. Ama andare in bici e ha costituito una vera e propria famiglia, spesso sveste i panni di capo per mettersi in sella, pranza e cena con noi, ci scambiamo qualche parola. Fa tutto con passione ed è questa la cosa più importante, nel mondo del ciclismo c’è bisogno di persone come lui».
Che effetto di fa essere nella squadra di due grandi campioni come Ivan Basso e Alberto Contador?
«Ammetto che è stato stranissimo, dopo tutto ero abituato a vederli in televisione, quando ero bambino erano i miei due miti. Non è stato facile abituarsi a questo nuovo rapporto, la prima volta che Ivan si è seduto con noi a mangiare mi è sembrato un sogno, ma nei giorni che abbiamo passato insieme ho imparato ad abituarmi. È stato un grande campione che ha dato tutto a questo sport, ma una volta sceso in bici ha deciso di investire la sua esperienza nel lavorare con i giovani talenti, è da ammirare tutto quello che sta facendo».
Puoi già dirci qualcosa sul tuo programma?
«A fine gennaio dal ritiro andrò direttamente a Maiorca per le prime gare stagionali, se tutto va secondo i piani spero che la mia prima gara in Italia sia la Tirreno Adriatico, dove la squadra punta ad una delle Wild Card. Purtroppo nella situazione pandemica in cui ci troviamo è impossibile fare dei piani, organizzare le preparazioni in vista di una gara che poi magari verrà cancellata. Io avrei dovuto iniziare in Argentina, ma sia lì che in Australia le corse sono state cancellate. Tutti inizieremo dalla Spagna, ho come la sensazione che la Challenge Maiorca, visto le numerose cancellazioni, attirerà molti grandi campioni».
Quale è il tuo vero grande obiettivo stagionale?
«Non mi nascondo, il mio obiettivo è vincere. Certo, non punto subito alla grande corsa, mi basta iniziare a fare bene in una gara di seconda o terza fascia. È da un po’ che non vinco e un successo farebbe benissimo al mio morale, ho avuto un anno difficile e il sapore della vittoria sarebbe fondamentale per galvanizzarmi un po’, sarebbe già la spinta giusta per tutta la stagione».
Quando ti avevamo intervistato tre anni fa, appena approdato al professionismo, ci avevi confessato il tuo amore per le classiche: è cambiato qualcosa?
«Dopo tre anni di professionismo è inevitabile che io sia cambiato, ho imparato a conoscermi meglio, ho capito quali sono i miei limiti e come fare per superarli, ma non ho perso la passione per le grandi classiche. Essere al via delle corse del nord è un grande sogno, chissà forse un giorno ci riuscirò. Il sogno più grande di tutti è però la Milano Sanremo, mi piacerebbe davvero tanto essere al via e magari combattere per un bel piazzamento. La strada è ancora lunga, ma il segreto è iniziare con il piede giusto il 2022».
Quando non pedali e non sogni le classiche, ti concedi qualche distrazione?
«Non ho grandi hobby in particolare, ma sono molto legato alla mia terra. La mia famiglia ha una azienda di produzione vinicola e quando posso do loro una mano. Sto nei campi e lavoro la terra, appena posso salto sul trattore, diciamo che spesso è una bella alternativa alla bicicletta».
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