Nella camera d'albergo da cui parla alla stampa non c'è appesa la maglia gialla che ha indossato nel 2019, ma nei suoi pensieri c'è eccome insieme con quella rosa che sogna di poter appendere presto al muro di casa. Giulio Ciccone ci svela i suoi programmi per la stagione 2022 dal ritiro di Altea della Trek-Segafredo. Il 26enne di Chieti appare in videochiamata con il volto sorridente e arrossato dal sole spagnolo. «Sto bene, ho ripreso la preparazione da un mesetto e mezzo. La pausa invernale per me è stata più lunga del solito per colpa dei problemi al ginocchio, con cui ho dovuto avere a che fare in seguito alla caduta alla Vuelta. Dopo il periodo di stop forzato e la necessaria riabilitazione, fatico più degli anni passati a riprendere il ritmo ma è normale dopo parecchi giorni senza bici. La stagione è lunga e c'è tempo per arrivarci pronto, non mi preoccupo» esordisce.
Il suo calendario 2022 è ambizioso, le occasioni di rifarsi dopo due stagioni a dir poco tribolate non mancheranno. «Farò la doppietta Giro-Tour come nel 2019 – annuncia Cicco. - Esordirò alla Vuelta Valenciana, disputerò le classiche delle Ardenne con un focus particolare su Freccia e Liegi, quindi arriverò al Giro d'Italia passando dalla Tirreno-Adriatico. La corsa rosa rispetto alla Grande Boucle ha un percorso adatto alle mie caratteristiche: presenta tappe dure e meno chilometri a cronometro, specialità su cui sto lavorando dallo scorso luglio, e i rivali per la classifica di solito sono meno temibili di quelli che lotteranno per la maglia gialla. Partirò con il sogno di un podio, ma senza voler sparare troppo alto. L'obiettivo è vincere, tornare a vincere, strada facendo valuteremo se continuare a curare la classifica o concentrarci solo sulle tappe. L'anno scorso non sono riuscito a testarmi come volevo nelle tre settimane, ma a livello di prestazione sono stato più forte che mai. Un tempo per vincere dovevo attaccare da lontano, ora sono in grado di lottare testa a testa con i migliori come ho dimostrato a Campo Felice».
Spesso il geco d'Abruzzo è stato definito l'erede naturale di Vincenzo Nibali. «La nostra coppia non ha funzionato per vari motivi – confida Giulio. - Purtroppo sia io che lo Squalo abbiamo sofferto negli ultimi due anni, ma tra noi resta un buon rapporto. Da lui ho imparato come si vive una corsa a tappe. So che in Italia tutti aspettano un giovane in grado di lottare per la maglia rosa. Io lavoro e faccio tutto al massimo, senza mettermi troppe pressioni. Certamente nel 2022 partendo con i gradi di capitano dovrò correre in modo più oculato, senza spendere energie inutili, come ho fatto nel 2021 per testarmi dopo il covid. Come ognuno dei miei compagni e compagne faremo del nostro meglio per essere protagonisti dalla prima all'ultima corsa dell'anno».