È chiaro che non è sorpreso, sapeva perfettamente che la situazione era molto delicata e al contempo complicata, ma come si dice in certi casi: la speranza è l’ultima a morire. Ieri, però, l’Uci ha tolto ogni spazio di manovra. Diramando la lista delle 18 squadre alle quali è stata concessa la licenza per il 2022, e nella qual lista non c’è la Qhubeka-NextHash, la squadra di Domenico Pozzovivo, il 39enne corridore lucano di stanza in Svizzera, si trova tutto d’un tratto disoccupato. «Disoccupato perché al momento non ho una squadra, ma sia ben chiaro, io non sono un ex corridore – precisa a tuttobiciweb il corridore lucano che dall’Immacolata è tornato in Calabria, nell’hinterland di Cosenza -. Francamente non ho nessuna intenzione di lasciare in questo modo. Non ho voglia assolutamente di lasciare così. Negli ultimi anni non ho trascorso un inverno così buono e proficuo, finalmente senza intoppi. Mi sento bene e sento anche la voglia e quel sacro fuoco nelle vene per poter disputare ancora una stagione d’alto livello».
Che sarebbe per la cronaca la numero diciotto (18), essendo passato professionista nel 2005 in maglia Panaria, quella di Bruno e Roberto Reverberi. «Di momenti difficili nella mia carriera ne ho trascorsi tantissimi, e questo lo considero uno di questi. So che non sarà facile, perché i roster sono già definiti, le squadre sono già in ritiro, ma io nutro ancora qualche speranza unita ad una chiara ambizione», spiega lo scalatore lucano, 13 vittorie in carriera tra cui la tappa di Lago Laceno al Giro 2012. «So solo che da novembre mi sto allenando con grande impegno per farmi trovare pronto a qualsiasi situazione. Sento di poter essere ancora competitivo, di poter dare in un Grande Giro il mio contributo. Sono un regolarista, là davanti, con i migliori, penso di poterci stare ancora. E poi potrei essere anche d’aiuto alla formazione e alla crescita di qualche ragazzo: il ciclismo è cambiato tantissimo in questi anni, ma la regola uno resta sempre la stessa: in bicicletta o si va forte, o si stringono i denti. Io penso di saper fare ancora bene entrambe le cose. Se poi c’è da lottare, beh, lì sono davvero attrezzato. Potrei essere d’ispirazione». E come si fa a dargli torto?
Intanto dai primi di novembre si allena: sodo. Nella prima settimana 15 ore di lavoro, oggi è già a 22. «Alterno uscite in bicicletta a corsa in montagna e nuoto, ma da dopo Natale sarà solo bicicletta», dice Domenico che ieri ha anche sostenuto un esame in “medicina fisica riabilitativa. «Dalla pratica, sono passato alla teoria – dice lui scherzandoci su -. Visti i tanti incidenti avuti, e le tante riabilitazioni che ho dovuto affrontare sono quasi un docente…».
Alla laurea in Scienze Motorie mancano tre esami più la tesi, che si andrebbe ad aggiungere a quella in Economia Aziendale che ha già nel cassetto da qualche anno. «Però mi sento ancora un corridore, e dentro di me sogno un altro finale. Spero proprio che qualcuno possa darmi questa possibilità».