E se al centro della vita – la vita urbana, dunque la vita sociale, civile e, perché no?, spirituale – ci fosse la bicicletta? La bicicletta come mezzo pulito, semplice, economico, la bicicletta come mezzo sostenibile e disponibile, la bicicletta come mezzo protetto e custodito, tutelato e incentivato, la bicicletta come mezzo aperto e libero ai bambini ma anche ai nonni, a chi va a scuola e chi al lavoro, a chi raggiunge un autobus o un treno.
Se ne parla, se ne scrive, se ne discute, se ne dibatte. Lo si fa anche in “Storie mobili – zone 30 e isole ambientali”, un incontro digitale voluto dalla rassegna “Alla fine della città 2021”, ospitato nella programmazione culturale “Contemporaneamente Roma”, organizzato dall’associazione Ti con Zero, in rete su Facebook (https://www.facebook.com/allafinedellacitta/videos/478156370207548).
“Due problemi urgenti da affrontare – introduce Roberto Pallottini, urbanista e portavoce della Consulta cittadina sicurezza stradale -: l’eccessiva presenza di auto, che rende invivibile lo spazio pubblico, e l’altissima mortalità dei ciclisti, prime vittime della strada. Due problemi che condizionano l’esistenza quotidiana, a cominciare dai bambini, prigionieri, impossibilitati a muoversi, spostarsi, esplorare, conoscere. Fra tante proposte, una strategia generale è quella del Tod, Transit oriented development, la riorganizzazione dello sviluppo urbano per facilitare l’accesso, a piedi o in bici, al traffico su ferro. Connessioni da mezzo chilometro a due-tre chilometri, in sicurezza, per raggiungere le stazioni di treni e tram, in una città, Roma, dove esiste la più alta quota di auto e dove la rete di metropolitane e autobus hanno evidenti limiti”.
La strada da fare sembra infinita. Anna Becchi racconta l’esperienza del “Bike to school”: “A Roma, su 1700 istituti scolastici, solo nell’1 per cento si è previsto un percorso protetto per andare da casa a scuola. Oggi si progettano strade scolastiche, con chiusura al traffico permanente o temporanea”. Ha raccontato anche della Clean Cities Campaign: “Una campagna europea con l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, a emissioni zero nelle città. Roma è dreammaticamente indietro, altrove c’è più attenzione, per esempio a Milano”.
La strada è infinita e anche piena di buche. Lo sostiene Marco Boniventa del Comitato quartiere Casal Bertone: “Quando qui fu adottato il ‘Bike to school’, il successo dell’iniziativa portò addirittura a una crisi: non c’erano abbastanza assistenti disponibili per il numero dei bambini partecipanti. E che bellezza questi gruppi ordinati e festanti che si riappropriavano delle strade. Poi la fine dell’iniziativa, perché le condizioni delle strade erano così disastrate da costituire un pericolo perfino superiore a quello delle auto”.
La questione è centrale. Lo dice Paolo Bellino, rappresentante del Salvaiciclisti e del Rione Monti: “Un’odissea fra promesse e dimenticanze, polemiche e minacce, e ancora palleggio e scarico fra amministrazioni metropolitane. Se un’isola ambientale non si riesce a progettare e proteggere in un quartiere storico come Monti, figurarsi in uno di periferia, dove le condizioni sono più dure e difficili. Quella tra bici e auto, cioè tra vivibilità e inciviltà, è una lotta socialantropica. Le auto sono oggi vissute come un’estensione della proprietà privata ma in spazi pubblici. Si abita, si vive in auto. Un caso di psicopatologia. Bisogna disintossicarsi dalle auto”.
La bicicletta non ha fatto ancora centro. Le proposte esistono. Pallottini: “Istituire zone a 30 all’ora, ma anche a 20, diffondere cartelli di attenzione e divieti, ma anche puntare sulle connessioni fra bici e treno, è indispensabile un’idea globale”. Becchi: “Unire le forze”. Boniventa: “Creare corsie preferenziali, aumentare le multe per divieto di sosta”. Bellino: “Agire in fretta”.
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