La stagione agonistica si è appena conclusa e ancora una volta chiediamo ai lettori di esprimere il proprio voto per eleggere il miglior tecnico italiano della stagione. Insieme ad alcuni grandi saggi, abbiamo selezionato una rosa di sette tecnici per la votazione che si apre oggi, ad un mese dalla cerimonia di consegna, la Notte degli Oscar in programma il 26 novembre: potete votare sulla home page del sito, trovate il sondaggio nella parte di destra dello schermo, e avete a disposizione un voto al giorno. A partire lunedì 25, quindi, vi proporremo in rapida successione le interviste ai sette tecnici - in ordine alfabetico Baldato, Bramati, Missaglia, Pellizotti, Piva, Villa e Zanatta - per conoscere le loro valutazioni sulla stagione e aiutarvi nella scelta. I vostri voti verranno poi sommati a quelli di una giuria di esperti per arrivare all'assegnazione dell'Oscar tuttoBICI 2021. Oggi riflettori puntati su Stefano Zanatta.
Sono bastati pochi mesi a Stefano Zanatta per lasciare la sua impronta sulla Eolo-Kometa. La squadra di Ivan Basso e Alberto Contador è stata una delle rivelazioni della stagione 2021 e una fetta di merito va data anche all’esperto direttore sportivo trevigiano che, dopo il quadriennio in Bardiani e un 2020 di pausa, è ripartito alla grande sposando un progetto ambizioso. «Mi fa piacere essere in lizza per l'Oscar tuttoBICI, vuol dire che qualcosa di buono lo abbiamo fatto - ammette Zanatta -. Il favorito credo sia Villa, ma una menzione speciale la merita anche Pellizotti».
Stefano, non male come primo anno…
«Con la Eolo-Kometa ho voluto rimettermi in gioco. La chiamata di Basso e Contador l'ho ricevuta lo scorso novembre, dopo il Giro d'Italia, quando ormai pensavo di fare un altro anno giù dall'ammiraglia. Il fatto che fosse una squadra giovane, ambiziosa e da far crescere, mi ha convinto a firmare. Direi che abbiamo ingranato bene fin da subito e in pochi mesi abbiamo tirato su una squadra competitiva per il Giro d'Italia».
Cosa ha trovato di diverso in questo progetto?
«L'ho detto anche ad Ivan e Alberto, il grande punto di forza è l'entusiasmo di tutto l'ambiente. Gran parte dello staff arrivava dal circuito Continental, da un lavoro di 10 anni con la fondazione Contador e con i giovani. Questo era il primo anno nel mondo professionistico per molti e vederli così emozionati per l'invito ricevuto al Giro d'Italia, soprattutto per me che complessivamente ne ho vissuti 39, è stato molto bello. A ciò abbiamo unito la mia esperienza, oltre a quella di Sean Yates, abbiamo alzato la voce quando ce n'era bisogno e mantenuto l'ambiente tranquillo anche nei grandi appuntamenti, quando magari i risultati non arrivavano così facilmente, soprattutto nei primissimi mesi. Ho fatto capire che, con le tattiche giuste, era più facile vincere una tappa al Giro piuttosto che in altre gare. E così è stato».
Ed è solo l’inizio del percorso.
«Il signor Spada è una persona ambiziosa e quest'anno si è entusiasmato anche lui nel vedere i nostri giovani ragazzi farsi largo nelle grandi gare. A ciò si aggiunge il grande lavoro che Basso e Fran Contador stanno facendo in termini di sponsorship e quant'altro. Per il 2022 abbiamo aumentato leggermente il budget, i ragazzi che rimangono con noi sono super motivati e quelli che arrivano entusiasti di far parte di questo progetto. Ci sono tutte le carte in regola per poter alzare ancora un po' l'asticella».
Per tanti anni lo ha guidato dall’ammiraglia, in Fassa Bortolo e in Liquigas, ma com’è Ivan Basso da manager?
«Basso è sempre stato bravo dal punto di vista relazionale, coi compagni, con gli sponsor e coi tifosi. È caparbio, ciò che inizia vuole portarlo a termine, era così da corridore e lo è anche da manager. Sta facendo un grande lavoro sotto tanti punti di vista e anche sul lato tecnico è sempre presente, pur lasciandoci lavorare coi nostri metodi. Una sua qualità è quella di non voler far tutto lui, ma di fidarsi di chi ha attorno, cosa non scontata per un manager».
Si aspettava una tale exploit di Lorenzo Fortunato?
«Fortunato è un ragazzo che seguo sin da quando è juniores. Quest'anno ha lavorato tanto e bene e noi abbiamo cercato di metterlo nelle condizioni migliori per poter esprimere le sue qualità. La svolta è arrivata nel ritiro prima del Giro d'Italia, ha perso qualche chilo e affinato la condizione, ha fatto bene alla Vuelta Asturias e si è guadagnato il posto per il Giro. Poi, sinceramente, che vincesse la tappa dello Zoncolan non me lo sarei aspettato, però fin dalla prima settimana aveva dimostrato di non essere così lontano dai migliori scalatori. E ha anche finito bene, 16° in generale e poi subito la vittoria all'Adriatica Ionica Race. Un ottimo scalatore».
Dove può arrivare?
«Quest'anno deve essere un punto di partenza, perché ha preso consapevolezza della sua forza. I margini di miglioramento credo siano ampi. Nelle gare dure, con arrivo in salita e tanto dislivello, potrà dire la sua. Poi, è chiaro, pesando 56-57 kg soffre un po' le alte velocità in pianura, ma ci lavoreremo».
Lo stesso discorso si può fare per un ritrovato Vincenzo Albanese?
«È maturato molto, ha imparato ad essere più altruista. Ha cominciato a lottare per gli sprint intermedi e i GPM, poi pian piano ha acquisito fiducia ed è arrivato a giocarsi la vittoria negli ultimi mesi della stagione, cogliendo tantissimi piazzamenti di valore. Non nascondo che qualche strigliata abbiamo dovuto dargliela, ma credo che ora possiamo dire che Albanese sia un corridore ritrovato, quello che mostrava grandi cose 5 anni fa tra i dilettanti. Ci puntiamo molto per il futuro».
Ora c’è da rilanciare anche Diego Rosa…
«Con Diego sarà un'altra sfida. Vuole rimettersi in gioco con grande umiltà, ha firmato con noi senza tante pretese ma con la voglia di dimostrare di essere ancora un ottimo corridore. Noi cercheremo di trasmettere massima tranquillità e professionalità. Fisicamente credo sia ancora integro e l'obiettivo è quello di tirare nuovamente fuori quel talento che ha mostrato solo saltuariamente. Con noi troverà l'ambiente giusto».