Primoz ROGLIC. 10 e lode. Voleva il sigillo di peso, voleva la tappa simbolo e lo sloveno se la prende con forza e autorità. Non è una passeggiata, non può esserlo con quelle pendenze e quelle condizioni ambientali che rendono il finale di questa frazione una punizione. Non è una passeggiata, ma è una passerella, per un corridore che sta vivendo un momento che non è più un momento ma una costante magica. Oggi scrive forse la più bella pagina della sua carriera, una vittoria in solitaria, costruita da un generoso Bernal, ma vinta con pieno merito da questo corridore che è costantemente nelle zone alte di qualsiasi corsa. Che vinca e che perda, lui è sempre lì. Ma ultimamente sono più le volte che vince.
Sepp KUSS. 8. Il 26enne americano della Jumbo Visma conferma una volta di più di che pasta è fatto: uomo squadra, che poi porta a casa anche piazzamenti importanti.
Miguel Angel LOPEZ. 6. Lo so perfettamente, le corse in bicicletta non sono gare con la playstation: ci vogliono le gambe. È chiaro che dai Movistar mi attendevo molto di più, molto più coraggio, per provare a fare qualcosa. Michelangelo qualcosa fa, ma non è moltissimo. Minimo sindacale.
Adam YATES. 5,5. Resta lì, sempre nelle zone d’avanguardia della corsa, a curare le spalle di Bernal, ma c’è una bella differenza tra lui e Kuss.
Jack HAIG. 6. Il 27enne australiano del Team Bahrain Victourius prova a stare li, fino alla fine. E difende il suo 4° posto nella generale.
Eric MAS. 5,5. Vale il discorso fatto per Lopez, con la differenza che Eric fa lo scattino per i fotografi, poco redditizio e convincente. Corre per il podio, come Michelangelo, e per il momento va bene così.
Egan BERNAL. 6,5. La sua azione sarebbe da 10, perché il colombiano parte quando al traguardo mancano più di 60 km. Alla sua ruota si posiziona Roglic, che lo lascia lavorare, fin quando non si sfianca e nel finale paga un conto salatissimo, ma non si può dire che non sia stato bravo.
Gino MADER. 7. Lavora per la causa di Haig e alla fine anche lui si trova nella top ten della classifica generale.
Odd EIKING. 6. Sapeva già tutto, ma fa anche tutto il possibile per non finire a picco. Dice al mattino: «Tutto è possibile, l'ultima salita so che è durissima dunque so che mi servirà una gran giornata». Non è una gran giornata, ma nemmeno da buttare via. Scivola in 11° posizione nella generale, a 7’59” da Roglic. Oggi chiude 23° a 9’23”. Per quello che ha fatto in questi giorni, merita solo applausi.
Louis MEINTJES. 5,5. Il 29enne Gastone sudafricano, uno dei corridori più sopravvalutati e pagati di tutti i tempi, conferma anche oggi di essere davvero il fanalino di coda. C’è chi fa corsa di testa, chi attacca e risponde, chi si danna, impreca e si affanna, lui si piazza regolarmente là in fondo al gruppetto d’avanguardia in modalità “voiture balai” e fine delle trasmissioni. Spettacolo.
David DE LA CRUZ. 6. È l’unico del gruppo di testa che resta nel vivo della corsa fino alla fine.
Guillaume MARTIN. 6. Purtroppo il filosofo era stato chiaro sin dal mattino: «Dopo la caduta di ieri, non ho buone sensazioni per la tappa di oggi». Soffre come un cane, Guillaume. Si salva con testa e cuore, più delle gambe. Sorretto da un immenso Remy Rochas riesce a non precipitare negli inferi. Arriva 15° a 4’26”. Per me è da applausi.