Chilometri: 2886. Dislivello: quasi 27mila metri. Giorni: 32. Partenza: Spadafora. Arrivo: Londra. Dal sud al nord, dalla Sicilia all’Inghilterra, dal paese alla metropoli, da un sogno a un traguardo, da un’idea a un progetto, da una voglia a una felicità, da una scintilla a un incendio, da una sfida a un’altra. Perché, saliti in bici, non se ne scende più.
Domenico Romano, nel mezzo e nel bello del cammino della sua vita, a 50 anni – era il giugno-luglio 2019 - ha preso la bici e ha cominciato a pedalare. Non da poliziotto, il suo mestiere, neanche da corridore, il suo abbigliamento, ma da esploratore. Di se stesso, innanzitutto. Della strada, poi. Della vita, infine. Perché la bici è una compagna di viaggio silenziosa e fedele, svelta e semplice, intransigente e incorruttibile, democratica e liberale, spesso anche socialista e comunista. Macina e rumina, s’insinua e s’incunea, si spinge e si trascina, corre e vola, con Domenico è anche salpata e sbarcata, si è perfino infilata, in Francia, su un’autostrada. Perché a volte è, non solo coraggiosa e temeraria, ma perfino spavalda e incosciente.
“A Londra ma... in bici!” è il libro che il poliziotto a due ruote ha scritto sulla sua avventura: tante pagine (188, per raccontare), tante foto (a colori, per documentare), anche mappe e ritagli (per impreziosire), un solo obiettivo (per ricordare). E allora, editando in proprio, un indirizzo cui rivolgersi (www.domenicoromano.it il sito, info@domenicoromano.it l’email, 18,50 euro il prezzo, una parte dei proventi donati alla Misericordia di Spadafora), un senso nella citazione iniziale trovata strada facendo (“Il senso della ricerca sta nel cammino fatto e non nella meta: il fine del viaggiare è il viaggiare stesso e non l’arrivare”, Tiziano Terzani).
Romano ha preso la rincorsa cominciando dalla sfida, dai preparativi, dal percorso (la vecchia Via Francigena), dai contatti con le associazioni di volontariato (Misericordia, Admo, Onlus Fabrizio Ripa, anche la Sportful per il materiale tecnico, e poi la Fiab), quindi racconta la sua odissea a pedali, perché da Spadafora a Londra è stato comunque un ritorno a casa, fra sentimenti familiari, passioni primitive, fatiche primordiali, orizzonti naturali, alleanze occasionali, amicizie eterne. Le giornate erano scandite dai chilometri, segnate da ostelli e bed and breakfast, distinte da incontri fugaci e visioni pilotate, accompagnate da considerazioni rimuginate e decisioni giurate. “Il mio ricercare la lentezza del viaggio – come scrive nelle ultime pagine -, la mia voglia di scoperta, la mia volontà di trovare qualcosa di nuovo, cercando il tutto con la calma che la bici ti impone”.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.