Il conto alla rovescia di Elisa Longo Borghini in vista della prova olimpica su strada, in programma per il 25 luglio, è ufficialmente iniziato. L’atleta della Trek-Segafredo ha raggiunto giovedì il ritiro della Nazionale e oggi prenderà il volo per Tokyo. Questi i suoi pensieri della vigilia.
«Non sono ancora calata perfettamente nel mood olimpico ma già dal mio arrivo in ritiro, dal banale ricevimento del carico di abbigliamento azzurro, ho iniziato nella mia testa il conto alla rovescia. In questi giorni ho pensato più a riposarmi dopo le fatiche del Giro Donne. Ho scelto di concentrarmi sul recupero fisico e mentale, in attesa di calarmi completamente nella nuova avventura e di sentire le vibrazioni dei giochi olimpici».
Elisa non è alla sua prima esperienza olimpica: «Ho ancora vivido nella mia mente l’esperienza di Rio del 2016. Un evento unico, memorabile. Mi ero preparata ad un’esperienza che poi, nella realtà, è stata molto diversa. In senso buono, ovviamente. E’ difficile spiegare le sensazioni che si provano. Ti senti parte integrante di un evento unico al mondo. Puoi cercare di prepararti mentalmente quanto vuoi, ma non sarà mai sufficiente. La mia avventura si concluse poi con un medaglia di bronzo bellissima. Ma questa è storia, è il passato, ora bisogna concentrarsi sul presente e sul futuro».
La mente è già rivolta alla prova di Tokyo: «L’approccio alla gara è un fattore decisivo perchè il rischio di essere sopraffatti dall’emozione e della tensione è alto. Bisogna avvicinarsi alla competizione senza la memoria di quello che è stato. E’ giusto avere confidenza in se stessi, avere consapevolezza che è stato fatto un percorso di preparazione. Ma basare le proprie aspettative sull’esperienza passata sarebbe un errore. Le Olimpiadi sono sempre una gara a sé stante. Va interpretata quasi come un debutto, con il giusto carico di sana tensione e attenzione. Nulla va sottovalutato o dato per scontato»
Ed ecco l'analisi del suo momento: «Personalmente arrivo all’appuntamento olimpico dopo una stagione molto intensa, iniziata a febbraio e caratterizzata da una primavera ricca di appuntamenti. Le soddisfazioni non sono mancate e questo, moralmente, mi trasmette tranquillità. Ho interpretato il Giro Donne con un la mente sgombra e, benchè la vittoria individuale di tappa sia stata solo sfiorata, valuto positivamente la mia prestazione. L’aggressività con cui ho corso il Giro potrebbe essere il modo giusto per interpretare anche la prova di Tokyo. Per fare bene serviranno condizione, ovviamente, ma anche tanto coraggio e voglia di osare. Credo che il percorso della gara si può ben adattare ad una condotta di gara di questo tipo. Finora l’ho potuto studiare solo sulla carta ma, si sa, dalla teoria alla pratica, ne passa. Conto di poter avere un’idea più chiara e corretta al mio arrivo in Giappone. Inutile sbilanciarsi troppo in questo momento».
Infine, una valutazione delle avversarie: «Il Giro Donne è servito anche per inquadrare alcune delle concorrenti con cui dovrò misurarmi. Van der Breggen, Vollering e Moolman sono andate fortissimo. Idem Marianne Vos. Credo che anche la squadra USA abbia un insieme di corridori forti e in condizione. In ultimo, ma non certo per importanza, menziono la mia compagna in Trek-Segafredo Lizzie Deignan. Oltre all’indiscutibile talento, al Giro Donne l’ho vista pedalare forte, con una condizione in crescendo. Credo possa essere una protagonista».
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