Uan storia che purtroppo si ripete: dopo il ritiro forzato di Mikel Landa al Giro d’Italia, la Bahrain Victorious si trova a dover fare i conti con la sfortuna anche al Tour, con la caduta e il ritiro del capitano Jack Haig.
Era lui l’uomo per la classifica generale e, quando ieri ha abbandonato la corsa per frattura alla clavicola e una commozione cerebrale, occupava il sesto posto della classifica per la maglia gialla.
«La nostra sfortuna con gli uomini di classifica purtroppo continua - ci spiega Franco Pellizzotti, direttore sportivo della formazione bahrenita -. Dopo aver perso Landa al Giro, adesso ci siamo trovati a dover rinunciare a Jack».
Haig è stato uno dei corridori finiti a terra ieri, nelle tante cadute che stanno segnando questo Tour de France. Con lui sono arrivati a 7 i corridori che hanno dovuto abbandonare la corsa e molti, stanno correndo con vistose medicazioni. «Non sappiamo con precisione cosa sia accaduto perché eravamo dietro. I ragazzi stavano lavorando bene, in particolare dopo la prima caduta di Roglic. Erano tutti davanti perché quelli sono i posti più sicuri e il gruppo si era ridotto molto e invece non erano per niente al sicuro».
Strade umide e strette con curve che hanno reso difficile la corsa al gruppo, che si dirigeva verso il traguardo della terza tappa della corsa gialla. «Su quella semicurva a sinistra c’è stata la caduta, non abbiamo capito la dinamica, sappiamo solo che Jack è finito a terra e con lui c’erano gli altri nostri uomini che lo stavano aiutando. Nella caduta precedente era rimasto coinvolto Bilbao, ma senza riportare conseguenze».
Così come avevano fatto al Giro d’Italia, la Bahrain Victorious non si perde d’animo e si reinventa e subito ieri sera in seno hanno cercato di capire come cambiare strategia. «Adesso dobbiamo reinventarci e andremo a caccia di tappe. Per la classifica avremmo anche Bilbao, che però è caduto il primo giorno e qualcosa ha perso anche lui. Ovviamente come Pello tanti altri uomini hanno perso in classifica generale e quindi dobbiamo vedere come si sentirà nei prossimi giorni. Come abbiamo visto, anche uomini importanti come Roglic e Thomas ieri sono caduti e hanno perso terreno».
Come abbiamo detto ci sono state tante cadute e già 7 corridori hanno dovuto abbandonare la corsa, dopo appena 3 giorni di gara e ieri gli uomini che hanno riportato i danni maggiori sono stati Haig e Caleb Ewan, rimasto coinvolto con Peter Sagan in una caduta all’arrivo.
«Il Tour purtroppo è sempre stato così, c’è sempre tanto nervosismo nelle prime tappe. Ero andato a vedere il finale della tappa di ieri insieme all’altro direttore sportivo e avevamo detto ai ragazzi che negli ultimi 20 chilometri dovevano stare davanti proprio per evitare cadute. Loro sono stati bravissimi e hanno seguito tutto quello che noi gli abbiamo detto. Ma non è servito perché, come abbiamo potuto vedere tutti, le cadute sono state sempre nella testa del gruppo, nelle primissime posizioni. Quindi ai ragazzi non possiamo dare colpe, perché questo tipo di cadute poi innesca un effetto domino e cadono tutti quelli che vengono dietro».
Franco Pelizzotti è un uomo di esperienza, che in carriera ha corso 19 grandi giri, sa quali sono le dinamiche in gruppo e i pericoli della strada e per questo è considerato uno degli uomini migliori in ammiraglia.
Il tecnico della Bahrain Victorious ha parlato anche di Sonny Colbrelli e di quanto fatto fino ad oggi. «Adesso la classifica per la maglia verde sarà la nostra priorità con Colbrelli. Sonny nel finale ha fatto una bella volata ed è riuscito ad evitare i due corridori a terra è un peccato che abbia perso diversi punti per classifica della maglia verde. Sonny ha un’ottima condizione e siamo certi che possa portare risultati importanti. Rispetto agli anni scorsi non ci sono tantissimi velocisti puri, come accadeva prima, oggi abbiamo più corridori veloci che sprinter e per questo anche i finali di tappe come quella di ieri ci sono più opportunità per un numero maggiore di corridori. Non ci sono più le squadre che si presentavano solo con velocisti e questo lo vediamo bene in corsa. Manca quel gruppo allungato nel finale e negli ultimi 20-10 chilometri non c’è una squadra che prende in mano la situazione con velocità elevata e per questo la corsa rimane molto aperta».
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