D come dubbio. Nel senso di incertezza, dilemma. Al Giro ne sono stati sollevati parecchi: la maggior parte sono rimasti sospesi in aria. Quando il meteo ha sbalzi improvvisi è consigliato mangiare polenta e melone? Il Corriere che ritiene lo Zoncolan un esame decisivo per De Marchi, bloccato a letto con clavicola e costole spezzate, crede in un ciclismo ‘alzati e cammina’? Pancani dopo aver salutato Rodolfo Valentino ha pronto un videomessaggio per Tyrone Power? De Luca che dice ‘Caruso è uno dei pochi che non ha scelto un Paese con una fiscalità che gli consente di trattenere più di quanto non trattenga’ non faceva prima a dire che vive dove è nato? Cosa intende Vegni per ‘dobbiamo farcene una regione’? Quando Saligari dice ‘Bennett sarà sessanta chili con i sassi in tasca’ l’ha pesato o gli ha solo frugato nella maglia? Chi preferisce salire del proprio passo sceglie un’andatura adeguata a se stesso oppure ha un valico tutto suo? Perché il Giro di Simon Yates comincia sempre domani? Sgarbozza scrive Yatis perché non sa l’inglese o è convinto che sia il modello di un’auto? Il ‘rilevamento cronometrico oculare’ di Rizzato ha chance di esser presto omologato dall’Uci? Borgato che parla di ‘diluvio universale sulla corsa’ ha visto il suo ex collega Noè caricare qualche animale in macchina prima che piovesse? Maria Barresi ha uno stilista di riferimento o si ispira ai tendoni dell’ortofrutta? Quando Saligari dice ‘montano pacchetti 11-30 nel posteriore’ a cosa allude?
T come taglio. Nel senso di riduzione. Uno degli argomenti preferiti dei ciclisti (il taglio, non la riduzione). Tema in voga anche al Giro da due edizioni in qua: riaffiora non appena il clima mette il broncio o lo promette. E’ un vero e proprio accanimento: togliendo le salite si abbassano quelle che già sono tappe. Ci sono vari tipi di taglio: se viene ridotta una tappa sul litorale è un taglio alla marinara, se dopo uno sconfinamento oltre confine è un taglio alla francese, se nel Bresciano si chiama frangiacorta. C’è anche il taglio delle immagini, ma quella è una prerogativa Rai: quando piove, fa acqua perché non trova mai una copertura. A scatenare la voglia di ridurre i percorsi col maltempo è il ciclista stanco del compagno di stanza che gli legge le previsioni meteo: sentendo che a forza di ripeterle dal temporale si passa all’apocalisse, facile che dica ‘dacci un taglio’. Da lì si passa al collegamento in videochiamata fra tutti i ciclisti che puntano a quell’obiettivo: si chiama Zoom per questo. Ognuno espone le sue motivazioni: c’è chi vuol ridurre la tappa perché si rischia in discesa, chi perché fa troppo freddo, chi perché c’è troppa salita e chi perché non si vuole rovinare la messa in piega. Quando la richiesta viene accolta, si motiva la decisione con la sicurezza: visto che poi i ciclisti diranno di esser stati disposti a correre la tappa originale e l’organizzatore sosterrà che la bici senza difficoltà è un altro sport, l’unica sicurezza è che la tappa si è ridotta da sola. Col risultato che i corridori riescono a dare un colpo alla loro immagine di uomini speciali e anche alla pazienza di chi li aspettava su Fedaia e Pordoi: succede quando si usa un arma a doppio taglio.
p.s. Nel giorno di riposo, dopo il tappone ridotto, quasi tutti si sono allenati in bici sotto l’acqua: non risulta che negli alberghi non funzionassero le docce.