Dopo l’annuncio sconcertante dell’aumento del 78% delle violenze in famiglie post lock down, dobbiamo prendere atto di un altro dato allarmante: lo spaventoso incremento delle aggressioni sulla strada nei confronti dei ciclisti, altra categoria definita “debole” in una recente direttiva della Unione Europea! Come se non bastassero buche, sorpassi azzardati, tamponamenti e sportellate: si aggiungono infatti vere e proprie aggressioni.
Una scena comune: l’automobilista che frena stizzito, violentemente, cercando di farsi tamponare, o di speronare il ciclista. I più audaci, direi criminali, scendono dall’automobile e cercano il colpo a sorpresa, per poi, vigliaccamente, risalire in auto e darsi alla fuga, lasciando il ciclista pesto e attonito sulla strada, il più delle volte solitario e sanguinante. Aggressione, minaccia, omissione di soccorso, spesso lesioni anche gravi…la lista dei reati è pesante.
Il movente, di solito è banale: l’ingombro sulla strada del ciclista, che non tiene una traiettoria precisa, perché molti automobilisti non considerano, per ignoranza, che gli sbandamenti non sono volontari, ma dovuti a vento, buche ed altre variabili già contemplate dal codice della strada (art 148).
Tra i nostri casi spicca quello di Andrea Vendrame, vittima di un’aggressione che avrebbe potuto avere esiti ben più drammatici, scongiurati grazie alla sua grande abilità in bici, che gli ha consentito di non cadere dopo il pugno, di estrarre il cellulare e filmare l’aggressore che si stava dando alla fuga.
Una manovra che ci ha consentito di rintracciare l’automobilista, che con una manovra fulminea ha superato, sterzato e sceso dall’auto ha atteso il passaggio del corridore per colpirlo.
Andrea ha avuto giusto il tempo di rendersi conto delle intenzioni, per scansarlo, da abile professionista, e non perdere l’equilibrio! In senso contrario sopraggiungeva una macchina e vengono i brividi a immaginarsi cosa avremmo raccontato oggi se fosse caduto! In molti altri casi gli aggressori sono stati traditi dalle telecamere, ormai numerose sulle strade, utilissime sia per questi episodi sia in caso di incidente.
Come se non bastasse, la condivisione sui social di questi fattacci scatena poi i cosiddetti “leone da tastiera”, che si lanciano in commenti che incitano alla violenza, ad infierire, a condividere, minacciando e insultando con la stessa crudeltà dell’aggressore citato. Un quadro poco confortante per i ciclisti, perché in entrambi i casi segno di una forte intolleranza verso le due ruote, ma per fortuna la tecnologia e la legge vengono in soccorso, con interventi piuttosto pesanti.
Per l’aggressore: dovrà rispondere di aggressione, minacce, omissione di soccorso, lesioni, talvolta gravi. Se sommiamo le pene previste non è escluso il carcere, nelle ipotesi peggiori, ma anche in caso di reati minori, come la semplice aggressione, le conseguenze non sono banali, come la macchia sul casellario, e quanto verrà a costare il processo e le sanzioni.
Una condanna penale, anche se minima, non è mai da trascurare, ed è certamente utile a far sentire la reazione dello Stato a certi comportamenti, da ritenersi inaccettabili in senso unanime!
Qualora vi dovesse capitare, il consiglio è di estrarre il cellulare, se possibile e in sicurezza, quindi fotografare, filmare, registrare…e chiamare immediatamente le forze dell’Ordine, come ha fatto Vendrame.
Per il leone da tastiera: qualche Giudice si è già preso il disturbo di punire i colpevoli, con condanne significative, per dare un messaggio forte, perché la tolleranza di queste condotte potrebbe portare a conseguenze ben più gravi di una semplice discussione virtuale… sono i cosiddetti “reati di pericolo” e in quanto tali vanno immediatamente puniti e disincentivati. I reati ipotizzati: diffamazione aggravata; minaccia; induzione a delinquere.
In questi casi il consiglio è salvare tutto con dei semplici screenshot, anche del profilo del buontempone, non rispondere e procedere con la querela.
In entrambi i casi, sempre che nell’aggressione non vi siano lesioni gravi, perché in quel caso il procedimento parte d’ufficio, il termine per denunciare è di 90 giorni dal fatto o da quando si scopre il fatto e può essere presentata tramite un legale o in qualsiasi stazione di Carabinieri o in un Commissariato.
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