Egan BERNAL. 10 e lode. La voleva, la desiderava e l’ha vestita la rosa: sono certo che la onorerà. Onore a Egan, a questo ragazzo che ci ama, che ci vuole bene e che ha l’Italia nel cuore. Da noi ha svoltato, è diventato corridore, grazie a Paolo Alberati, a Gianni Savio, a Giovanni Ellena, a tanti italiani che hanno accolto questo ragazzo come un nostro figlio. Lui lo sa, lui l’ha sempre saputo, ed è per questo che desiderava correre il Giro. Lui è riconoscente come pochi (ringrazia la squadra e bacia la mano a Moscon). Da oggi, però, oltre ad essere riconoscente, con quella bellissima maglia rosa, è più che riconoscibile.
Giulio CICCONE. 9. Oggi si muove con i tempi giusti e al momento giusto, per rincorrere un fuoriclasse assoluto, ma il 26enne ragazzo abruzzese della Trek Segafredo non sfigura affatto. Fa il suo e lo fa più che bene. Siamo a metà Giro, a metà dell’opera. E Giulio ha solo incominciato a far sentire la sua voce.
Aleksandr VLASOV. 8. Il ragazzo di Beppe Martinelli e Bruno Cenghialta è lì, dove deve essere uno che ha ambizione di successo finale. Il russo dell’Astana PremierTech ha stoffa e fiuto. È sempre al posto giusto e, soprattutto, anche quando va fuori giri, non perde mai la lucidità. Ragiona, respira, aspira a qualcosa di importante.
Remco EVENEPOEL. 7,5. Lascia sul terriccio di Campo Felice qualche secondo. In verità pochi, pochissimi e alla fine non può che esserne felice. Il ragazzo poteva scivolare indietro, invece tenace e concreto, si difende, tiene e poi recupera anche. Il baby campione non è solo una promessa da fare, è una certezza che si farà.
Dan MARTIN. 7,5. L’irlandese dell’Accademia risale del suo passo e chiude in quinta posizione. Un risultato più che buono.
Damiano CARUSO. 7,5. È una certezza, su questo ormai non si sono più dubbi, così come è certo che questo Giro lo vedrà protagonista fino alla fine, per lottare per un piazzamento nella top five, anche se non sarei sorpreso di vederlo sul podio a Milano.
Romain BARDET. 7. Zitto zitto è lì. Gioca a difendersi, ma il transalpino continua a giocare.
Marc SOLER. 6,5. La sua squadra fa un grande lavoro, e lui che su questi arrivi non è chiaramente a suo agio, si difende alla grandissima.
Daniel MARTINEZ. 8. Chiude in 9° posizione a conferma che la Ineos ha davvero di tutto e di più. Ora i Granatieri avranno il peso della maglia rosa, ma gli altri sentiranno il peso di questa autentica corazzata.
Joao ALMEIDA. 7. Ha forse lasciato alle spalle le giornate più difficili ed è pronto a ributtarsi nella mischia. Il portoghese rientra in gruppo.
Davide FORMOLO. 6,5. È una roccia tutt’altro che friabile. È l’uomo classifica della UAE Emirates. E si difende benissimo.
Emanuel BUCHMANN. 6,5. Ha vissuto giornate peggiori, ma oggi ritrova la gamba per riassaporare un po’ di aria frizzantina.
Simon YATES. 6. Gioca a nascondersi nelle retrovie, e lascia aperto ogni interrogativo. Che il ragazzo sia maturato ne siamo più che sicuri, speriamo che non si sia snaturato.
Geoffrey BOUCHARD. 7. Ha il numero 13, che per il transalpino non è propriamente propizio e quindi uno dei due numeri (quello di destra) lo gira. Non gli porta bene. Vede il traguardo vicino, poi i migliori si avvicinano rapidamente e lo passano a doppia velocità. Taglia il traguardo sfinito e si lascia andare ad un pianto liberatorio. L’amarezza è chiaramente tanta, ma oggi tra i giganti non ha sfigurato affatto.
Attila VALTER. 7. Attila è un alUNNO all’università del ciclismo. Apprende in fretta, anche se poi la maglia la deve riporre quasi subito in valigia. Prima, però, come un sacerdote laico, la bacia e ringrazia il cielo. Noi ringraziamo lui.
Vincenzo NIBALI. 6,5. Direte, a 30 secondi alla volta diventano minuti. Io credo che anche oggi il fuoriclasse siciliano abbia limitato i danni, in attesa di tappe forse più congeniali a lui. E in ogni caso, ha protetto e guidato benissimo Giulio, fino a pochi chilometri dal traguardo. Se per Giulio da oggi inizia un nuovo Giro, parte del merito è anche suo.
Lorenzo FORTUNATO. 7. Il ragazzo della Eolo arriva 23° a 49” da Bernal. Primo dei corridori che militano in squadre di seconda divisione. Non è poco.
Jay HINDLEY. 4. Perde quasi un minuto, dopo averne già persi un sacco. Addio sogni di gloria.
Gianni MOSCON. 9. Il trattore trentino fa i buchi per terra per portare in posizione ideale Bernal. Su quelle strade che abitualmente sono piste da sci, Gianni è uno skilift e per Bernal, un gioco da ragazzi scivolare via, senza nemmeno ricorrere alla sciolina.
George BENNETT. 4. Il corridore della Jumbo Visma arriva a 1’44”. Provano a tenere alta la bandiera del team olandese Koen Bouwman e Tobias Foss, ma anche loro oggi subiscono parecchio la corsa.
Dario CATALDO. 7. Fa il diavolo a quattro fin dal mattino per provare ad entrare nella fuga, poi deve farsene una ragione e resta in gruppo, ma nel finale si mette in testa al gruppo per pilotare Marc Soler. Esemplare.
Salvatore PUCCIO. 11. Non scatena l’inferno come Filippo Ganna, ma anche il 31enne siciliano di Menfi non ci va tanto per il sottile. Mena tosto il veterano della Ineos, fedelissimo di Dave Brailsford, visto che è con lui da ben undici stagioni, dicasi undici. Le sue maglie? Solo quelle di Sky e di Ineos. Insostituibile.
Matej MOHORIC. 13. Un volo spaventoso lungo la discesa dal passo di Godi, ma il fortissimo corridore sloveno ha poco da godere, anzi. Scende a rotta di collo e per poco il collo non se lo gioca. Perde il controllo della sua bici, che si impunta e lo disarciona come un cavallo imbizzarrito. Lui vola per aria, fa un giro di 360° e picchia violentemente la testa sul fondo stradale, mentre la forcella della sua bicicletta esplode e va in frantumi, con la ruota anteriore che va via da sola. Una caduta spaventosa, seguita dal pronto intervento dello staff sanitario del Giro gestito dal professor Giovanni Tredici e coordinato dal dottor Massimo Branca. Bravi tutti. Bravo lo staff sanitario del Giro, i tecnici della Bahrain Victorius che non hanno insistito e bravo, alla fine anche Matej nel rispettare le linee guida che il dottor Daniele Zaccaria questo inverno aveva dato. Lo sappiamo, la prima cosa che pensa un corridore caduto è quello di rialzarsi e ripartire, ma dopo aver picchiato la testa, non è uno scherzo, come qualche girono fa lo stesso professor Tredici ha ricordato alla nostra Giulia De Maio. Il 13 che do a Mohoric, al quale auguro solo un sacco di salute ma anche un pronto rientro alle competizioni, è per evidenziare il lavoro prezioso del professor Tredici e di tutto il suo staff. E poi il 13 porta bene, anche se conta di più portare il casco.
Tomasz MARCZYNSKI. 6. Sei come i mesi di strascichi che lascia il Covid. Il 37enne polacco della Lotto Soudal aveva contratto il virus, ma oggi si è trovato a dover fare ancora i conti con i sintomi da “long-Covid” che sono parecchio fastidiosi. Mal di testa, insonnia, capogiri e problemi di coordinamento. Insomma, non uno scherzo, non una semplice influenza. Per questo è stato costretto anche lui ad abbandonare la “corsa rosa”.
Campo Felice/ROCCA DI CAMBIO. 9. Tappa pazzesca, modello Tour, alla faccia – come ormai più volte ho scritto – delle radioline che condizionerebbero le corse. Se hai gli interpreti e uno spartito all’altezza da seguire, il gioco è fatto. Altro che storie.