B come Bellino. Nel senso di Paolo, direttore generale di Rcs Sport. E’ un cognome, non un complimento. Da non confondere con l’omonimo comune a un passo dalla Francia: piemontesi entrambi, ci si ferma lì, al massimo si passa il confine o si torna indietro. Nella lingua ufficiale del Giro è Paul Pretty. E’ colui che in attesa della corsa rosa ha portato il Trofeo Senza Fine nelle stazioni ferroviarie di Torino e a Milano: anche lì l’attesa si sposa al senza fine. Viene dall’atletica, dove è stato una promessa della corsa a ostacoli: quando dice di voler alzare l’asticella, non intende spacciarsi anche per ex saltatore. Era bravo a dispetto di un fisico non da ostacolista, ma da sollevatore di pesi: raccontano che avesse cosce così grosse che potevano viverci due famiglie di cinesi. Dei tanti metodi che aveva di allenarsi, è rimasto celebre quello di correre a occhi chiusi per sviluppare la sensibilità: è per questo che oggi sa districarsi nelle situazioni più buie. Laureato in economia, grazie alle sue indubbie qualità è diventato braccio destro di Cairo dopo esser stato nella manica di Nebiolo: è un cultore d’arti, specialmente superiori. Gli amici lo descrivono come un uomo che a dispetto dei ruoli importanti è sempre rimasto se stesso, forse perché non ha trovato altri con cui cambiarsi, e che non ha mai dimenticato gli amici, forse perché ha una memoria formidabile. Niente da dire, il Giro è in ottime mani: uno così non si blocca davanti all’ostacolo, ma lo salta.
B come Borgato. Nel senso di Giada, prima voce tecnica femminile della tv al Giro. Spigliata, sveglia e simpatica: vien da chiedersi come mai una così sia finita in Rai. Vien da chiedersi anche come mai si sia guadagnata solo aggettivi che iniziano con la lettera ‘esse’. Figlia d’arte, in bici a sei anni, ex ciclista elite con una maglia tricolore in carriera, è fidanzata con il professionista toscano Eros Capecchi: la bici per lei è amore ed Eros. E’ una che brucia le tappe: per questo al Giro è stato rinforzato il servizio antincendio. E’ giustamente convinta di aver fatto cadere una barriera, anche se è sbagliato dire che la sua presenza abbia dato un tocco rosa alla corsa: c’è chi è arrivato novant’anni prima di lei. E’ convinta pure che ‘il ciclismo è quello: far girare le gambe e spingere sui pedali’: anche dipingere significa scegliere i colori e usare il pennello, ma pittore e imbianchino non sono la stessa cosa. Nel presentarsi, ha definito maschilista il pubblico del ciclismo: sarà anche così, ma telecronisti e commentatori di solito li scelgono i dirigenti della tv, non un referendum popolare. Così come ora hanno scelto lei a commentare il Giro: con quel che passa in Rai, c’è il rischio che da prima donna diventi presto primadonna.