Angelo è del 1965, Leonardo del 1986. Angelo da Siracusa, Leonardo da Pisa. Angelo professionista nel 1988, nella Pepsi-Fanini, quando nel calendario italiano figurava Gibì Baronchelli e in quello americano furoreggiava Roberto Gaggioli, Leonardo professionista dal 2010 al 2014, fra Miche, Nippo-De Rosa e Amore & Vita. Angelo, più scalatore, Leonardo, più passista veloce.
Angelo è il papà, Leonardo il figlio. Pinizzotto. Le loro strade si sono ritrovate, stavolta non più parallele ma finalmente insieme, nel settembre 2015. Angelo aveva voglia di cambiare aria, e chiuse la bottega da ciclista a Pisa in via Garibaldi, riparazioni spicciole ma anche telai su misura. E Leonardo, smesso di correre, e smesso di cullare il sogno di correre ancora, dopo poco tempo accettò l’invito a salire su un aereo, da Pisa, e atterrare su un’isola, Gran Canaria, altra aria, appunto, altra latitudine, altra lingua, altra mentalità. E altro ciclismo.
Adesso Angelo è il capo, ed è soprattutto il capo-meccanico. Leonardo, ragioniere, si occupa dei clienti, dalle prenotazioni alle relazioni, ma fa anche da guida e, all’occorrenza, ripara. Elena, la mamma, è il jolly. E nei periodi di particolare attività ci sono anche due assistenti. La famiglia Pinizzotto si prodiga a Maspalomas, nel sud dell’isola atlantica: un punto di noleggio e assistenza si trova sulla passeggiata nel centro commerciale, un altro - dal 2019 - nel grande albergo cinque stelle H10 Playa Meloneras Palace. Un telaio 56? Due pedivelle da 170? Un Garmin? Una ruota da centrare? Una catena da sostituire? Un paio di camere d’aria? Un’escursione ai quasi 2mila metri del Pico de las Nieves? Tranquilli. Ci pensano loro, i Pinizzotto.
Leonardo dice di essere nato in bici: “La mia prima bici, una Colnago. La mia prima corsa, a Grosseto, il papà mi aveva portato a vederla, ma non voleva che corressi, figurarsi. La mia prima corsa, a Orzignano: finita. E la mia prima corsa, vinta, a Lari. Categoria giovanissimi. Poi tutte le giovanili, compreso un anno nella Mastromarco, che coincise con l’esordio di Vincenzo Nibali tra i professionisti, e l’anno seguente nella Hopplà. Il ricordo più bello, la vittoria di tappa nel Tour de Hokkaido, in Giappone, nel 2013. Il ricordo più brutto, quando la squadra chiuse. Il ricordo più triste, quando capì che non c’erano più le possibilità di correre neppure dopo aver vinto una tappa del Tour de Beauce, nel Quebec, in Canada”.
Altra aria, altra latitudine: Gran Canaria è il paradiso del golf, del surf, del windsurf e soprattutto del ciclismo. Le strade, il clima, l’ambiente. I luoghi, selvaggi, i lungomare, commerciali, le salite, dure. “La stagione ideale va da novembre a Pasqua – spiega Leonardo – ma la pandemia ci ha traditi e colpiti. Prima era un viavai di turisti e corridori, adesso si stenta e si spera che, dopo le vaccinazioni, si ricominci con la stessa facilità con cui si pedalava, in tutti i sensi. Per i professionisti è diverso: l’isola è come un enorme velodromo a saliscendi, come una palestra stradale da allenamenti e sfide, come un centro sportivo dove cerchiamo di non far mancare nulla”.
Qui vengono Diego Ulissi e Matteo Fabbro, qui si rivolge Giovanni Aleotti, qui sono di casa Davide Cimolai e Damiano Caruso. Qui abita Beppe Desiderio, massaggiatore della UAE. “La bici nasce come una filosofia di vita, diventa uno stile di vita, si rivela uno dei piaceri della vita - dice Leonardo -. Noi cerchiamo di risolvere eventuali problemi. Altrimenti, che piacere è?”.
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