Buona la prima per Giovanni Aleotti. Il battesimo con la maglia della Bora-hansgrohe al Tour de la Provence, nonché la sua prima volta tra i professionisti, gli ha messo subito di fronte un mostro sacro del ciclismo, il Mont Ventoux, anche se affrontato “solo” fino a Chalet Reynard.
Il modenese ha chiuso a 4’45” dal vincitore Ivan Sosa, mettendosi soprattutto a disposizione del capitano Patrick Konrad, che ha chiuso quinto in classifica generale. «Son contento di come ho esordito, 4 giorni di corsa intensi e il Mont Ventoux come test finale – racconta Aleotti a tuttobiciweb -. Ovviamente non mi aspettavo di essere davanti, però è stato utile per vedere a che punto sono rispetto ai grandi scalatori. Era la prima volta che facevo il Ventoux, è una salita tosta che mi piace, con pendenze costantemente attorno al 9-10%. Faceva parecchio freddo, arrivare fino in cima sarebbe stato da ghiacciarsi, magari farlo in estate è anche più piacevole». Spesso, per un neoprofessionista, la grande differenza rispetto alla categoria U23 è proprio il ritmo in salita, cosa che ha potuto constatare anche l’ex corridore del CT Friuli, che è uno scalatore: «L'approccio alla salita è stato il più traumatico, ma penso sia normale per un neoprofessionista che deve ancora lavorare tanto, a maggior ragione con un livello di partecipanti come quello che c'era al Provence. Col passare del tempo bisognerà riuscire a gestire quell'importante cambio di ritmo iniziale, ma so di poterci riuscire con allenamento e dedizione».
Secondo al Tour de l’Avenir 2019 e quarto al Giro d’Italia U23 2020, Aleotti sta lavorando per ambientarsi ai ritmi del WorldTour: «Mi son diplomato al liceo linguistico quindi con l'inglese e la comunicazione non ho avuto problemi, tutta la squadra mi ha accolto bene e sono contento di questo primo approccio». A spalleggiarlo c’è anche Matteo Fabbro, che ha un percorso simile al suo: «Anche Fabbro veniva dal CT Friuli, anche se non ci eravamo mai incrociati, ed è stato un po' il mio punto di riferimento nelle prime settimane. Mi ha aiutato a capire certe dinamiche e ambientarmi al meglio».
Dopo il Provence Aleotti e alcuni compagni sono andati subito in Sierra Nevada per un ritiro in altura, che si prolungherà fino ad inizio marzo. Con le corse cancellate e rinvii vari, le certezze in termini di calendario sono ancora poche: «I Grandi Giri? È ancora presto per dirlo, vediamo come si evolve la stagione, anche perché non so ancora quali saranno le mie prossime gare. Intanto siamo ripartiti e questo era l'aspetto più importante; ora vedremo in quale gara potrò dare una mano alla squadra e quale sarà il percorso migliore per continuare il mio percorso di crescita».
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