Bisogna proprio dirlo, è il Giro che non ci aspettavamo e forse proprio per questo è ancora più bello. Fino ad una settimana fa eravamo tutti arroccati tentando di scervellarci sulla possibilità di staccare Joao Almeida sulle grandi salite e invece ora eccoci qui a fare i conti con lo scenario più insolito e più aperto che ci potesse essere. È durata solo due giorni la maglia rosa di Kelderman totalmente naufragato sulla salita di Sestriere che l’ha ceduta al compagno di squadra Jai Hindley che ha dimostrato di essere nettamente più forte quando la strada inizia a salire. È stata tanta l’emozione dell’australiano che a soli 24 anni si è trovato ad indossare il simbolo del primato che aveva sempre desiderato. Una storia magica la sua iniziata da bambino davanti al televisore, il momento in cui ha capito che il ciclismo sarebbe stato parte fondamentale della sua vita.
«Avevo solo 6 anni quando ho visto per la prima volta il Tour in televisione, in quel momento ho capito che avrei voluto farlo anche io - racconta Hindley -: da ragazzo ero molto testardo, non mi piaceva molto andare a scuola, ho sempre preferito correre in bici. È stato davvero difficile rincorrere questo sogno, soprattutto per me che sono australiano e ho dovuto praticamente attraversare tutto il mondo, senza i sacrifici della mia famiglia non ci sarei mai riuscito. A muovermi sono stati i miei idoli, tutti i grandi corridori australiani del passato come Cadel Evans, Stuart O’Grady, Robbie McEwan. Ho sempre sperato di poter essere uno di loro ed ora eccomi qui ad indossare una maglia rosa, è qualcosa di assolutamente incredibile. »
Geoghegan Hart e Hindley hanno dimostrato ancora una volta di essere in assoluto i più forti in salita: anche oggi, un po’ come era successo nella tappa con arrivo ai laghi di Cancano si sono giocati la vittoria allo sprint. In entrambe le occasioni a farne le spese è stato Wilko Kelderman, capitano designato della Sunweb ed oggi maglia rosa, ma a questo punto la domanda è d’obbligo: se Hindley non avesse avuto l’olandese come capitano, avrebbe guadagnato più terreno?
«Per il giorno dello Stelvio non ho rimpianti perché alla fine con il team abbiamo vinto sia la tappa che conquistato la maglia rosa - risponde secco l’australiano -. Tao ed io abbiamo dimostrato di essere i più forti, in entrambe le occasioni ho provato a staccarlo ma non ci sono mai riuscito, giovedì è andata bene a me, oggi è toccato a lui. Oltre che un avversario è un grande amico, è bello correre con e contro di lui, è bello fissarci negli ultimi metri per cercare di capire se uno dei due cederà. Cavolo, domani addirittura combatteremo per guadagnarci la vittoria finale, pazzesco».
Sarà proprio la crono di domani a decidere il vincitore dell’edizione 103 della corsa rosa. Una lotta ferrata che vede i primi due della generale separati da 86 centesimi. Sulla carta è Goeghegan Hart il favorito, ma la sfida è apertissima.
«Domani sarò una giornata molto dura in cui non si può sbagliare proprio nulla. Sulla carta Tao è il più forte nelle prove contro il tempo, ma in quella inaugurale a Palermo io sono andato meglio di lui. È davvero difficile fare una previsione, anche perché non è una crono normale, arriva alla fine di un Giro lungo tre settimane in cui abbiamo dato veramente tutto, dobbiamo fare i conti non solo sulle nostre abilità ma soprattutto con la stanchezza. Io darò tutto me stesso per difendere questa maglia, spingerò fino all’ultimo metro, riuscire a vincere sarebbe davvero la realizzazione di un sogno».
E ancora: «Ripeto, è un ore indossare la maglia rosa perché l’italia è uno dei posti in cui preferisco pedalare, adoro il Paese e la sua cultura, ho una famiglia in Abruzzo, quella di Umberto Di Giuseppe, che mi ha adottato e accolto e ne approfitto per salutarli. E adesso vado a godermi la maglia...».