Gentili signore e signori, buongiorno. Partiamo per questo lungo viaggio stabilendo subito patti chiari: il sottoscritto non scriverà la verità assoluta, perchè nemmeno lui ce l'ha in tasca, ma semplicemente proverà a cercarne un po'. Qualche pezzo. Il possibile. Ovviamente non mi aspetto di piacere a tutti – non si può piacere a tutti -, tanto meno pretendo di avere ragione: mi basta esprimere le mie ragioni e di ascoltare quelle degli altri, poi ognuno faccia come vuole, serenamente, senza astio e rancore.
E siccome viaggiamo su rotaie social, voglio avvertire subito che non ho la minima intenzione di perdere tempo con haters (o anche lovers) che si fanno vivi dentro il travestimento dell'anonimato. Non leggerò, tanto meno risponderò, a mezzi uomini che berciano o impartiscono lezioncine firmando Pippo34 o Giangi 1960. Con molto interesse ed enorme rispetto invece ascolterò le argomentazioni di chi si identifica con nome, cognome, reperibilità. Noi giornalisti, per quante asinate possiamo scrivere o dire, comunque ci mettiamo la faccia: chi usa i soprannomi che piacciono a Crozza, la faccia la perde prima ancora di aprire bocca. E comunque, se non la perde, resta una faccia di.
Premessa esaurita, veniamo al dunque. Bastano 15 chilometri del Giro-Covid e già abbiamo i primi risultati esposti in bacheca. I promossi e i bocciati. Escono con voti sontuosi il nostro Ganna e il prevedibile Thomas, nemmeno il caso di dirlo. A suo modo, bene pure Yates.
Molte più sorprese invece tra i bocciati. Qualcuno è bocciato del tutto, come Lopez, che paga una svista nel modo più pesante, giocandosi subito l'intera corsa rosa, sperando si limiti a quella.
Ma qualcun altro, senza giocarsi il Giro intero, ne esce comunque livido: certo i Fulgsang e i Kruijswijk, lenti come la fame. Ma quello che a noi interessa davvero è ovviamente Nibali. Non vorrei che i maestrini saltassero subito su a spiegarmi che lui non è cronoman, che lui è fondista da terza settimana, non lo vorrei perchè lo so già da me. So però – purtroppo – che chi vuole vincere un grande Giro non può imbarcare subito dal rivale numero uno – Thomas – 1'06'' in 15 chilometri: sono a cronometro, come no, ma sono anche chilometri con un tratto di aspra salita e con un lungo tratto di discesa, cioè terreno non proprio male per il Vincenzo dello Stretto.
Sono subito catastrofista? Ma neanche per sogno. Andiamoci piano, con i titoli. Più che altro, mi sembra veramente tantissimo, più di quanto si potesse prevedere, persino considerando che Nibali all'inizio non è mai Nibali, persino sapendo da sempre che la cronometro non è di certo il suo pane preferito.
Prendere nota: come prevedibile, come previsto, è subito un Giro ad handicap, il nostro. Cioè il Giro italiano, cioè il Giro di Nibali. Ma sinceramente questo handicap è più doloroso di quanto si potesse immaginare. Se poi mi vengono a dire che sulle montagne della terza settimana i distacchi andranno via a chili, io comincio subito con una normalissima risposta: quali montagne, siamo sicuri che ci saranno proprio quelle montagne?