La caduta di Lance Armstrong la si deve anche e soprattutto a David Walsh, giornalista irlandese del "The Sunday Times". Fin dai primi anni 2000, Walsh non ha mai creduto alla favola del texano, accusandolo di doparsi e mettendo in dubbio la sua onestà, anche quando il sette volte vincitore del Tour de France era considerato un semidio da buona parte della pubblica opinione.
Il giornalista non si è mai arreso e dopo il ritorno di Armstrong alle corse nel 2009, le sue inchieste e le confessioni degli ex compagni traditi dell'americano hanno scoperchiato il vaso di Pandora, svelando il più grande imbroglio nella storia dello sport e confermando quanto fosse marcio il sistema ciclismo negli anni '90-2000.
Dieci anni dopo la definitiva uscita di scena di Armstrong, l'impressione (e noi siamo particolarmente convinti di ciò) è che il ciclismo sia uno sport diverso, più pulito e umano. E in un'intervista concessa a ESPN anche Walsh, che non è certo ipocrita e non ha bisogno di compiacere nessuno, è sembrato essere della stessa opinione: "Il ciclismo è decisamente più pulito rispetto agli anni di Armstrong - spiega -. Si fanno molti più controlli e ci sono test per qualsiasi tipo di sostanza. Il fatto che i colombiani vincano così tanto, secondo me, ne è la conferma. Vivono in altura da sempre, hanno un vantaggio naturale. Bernal, per esempio, viveva a 2800 metri e si allenava ai 4000. Nel periodo dell'EPO non avevano possibilità di essere i migliori scalatori, adesso invece sì. In un ambiente più onesto, non è una sorpresa che i colombiani emergano in questa maniera".