L'ORA DEL PASTO. IL GIRO DEI GIRI

LIBRI | 18/06/2020 | 07:46
di Marco Pastonesi

Un Giro. Un altro Giro, un Giro diverso. Tanti vecchi Giri per farne un Giro nuovo. “Il Giro dei Giri”. Ventuno tappe selezionate nell’archivio della Corsa Rosa per la loro storia o per la loro bellezza, per i loro protagonisti o per le loro avventure, e poi riordinate, riorganizzate, ritrovate e rielaborate.


E’ l’idea che ha sedotto il Touring Club Italiano ed è il libro scritto da Gino Cervi e Albano Marcarini: 242 pagine, 29 euro, un ricco patrimonio di immagini (foto e mappe) e una precisa collezione di informazioni (strade, distanze, pendenze, dislivelli).


Si comincia con la Milano-Genova del 1924 (era la prima tappa del Giro d’Italia cui partecipò Alfonsina Strada, la prima e unica donna al via, e in qualche modo anche al traguardo finale, della corsa riservata agli uomini), si finisce con la Verona-Milano del 1927 (era l’ultima tappa di un Giro dominato da Alfredo Binda). Nel tempo si va dal Giro del 1910 (con la Teramo-Napoli) al Giro del 2018 (con la Venaria Reale-Bardonecchia/Jafferau). C’è un omaggio a Fausto Coppi (con la Firenze-Modena del 1940, quando si rivelò al mondo conquistando tappa e maglia rosa, ancora da gregario di Gino Bartali) e anche a Marco Pantani (con la Merano-Aprica del 1994, con tanto di Mortirolo). C’è la scalata dello Zoncolan (la prima volta, nel 2003, dal versante di Sdutrio, primo Gibo Simoni) e c’è l’ascesa sulle Tre Cime di Lavaredo (nel 1968, con l’irresistibile progressione verticale di Eddy Merckx). C’è la tappa delle tappe, la Cuneo-Pinerolo del 1949, un inno al ciclismo e alla sua letteratura, con l’assolo (davanti) di Coppi-Achille e l’assolo (dietro di lui, ma davanti a tutti gli altri) di Bartali-Ettore.

“Il Giro dei Giri” è la storia che si fa geografia e la geografia che si fa storia. Se proposto oggi a corridori e squadre, l’itinerario sarebbe criticato come un Giro duro, durissimo, ma anche bello, bellissimo, sbilanciato al nord e dimentico del sud (ignorate Basilicata e Calabria, oltre a Marche e Sardegna), privilegiando gli scalatori e mortificando i cronomen (nessuna tappa contro il tempo)... Ma qui il senso è dare gambe alla memoria, mettere i pedali alla storia, riempire la strada di eroi, ripercorrere strade, respirare paesaggi. E il tandem Cervi-Marcarini – bel gioco di squadra, la squadra del Touring Club Italiano – ce l’ha fatta.

 

 

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