Luca Paolini torna nel mondo del ciclismo e lo fa con i più giovani per «riportarli sul pianeta terra». Nei giorni scorsi l’ex professionista comasco è stato infatti nominato nuovo tecnico della categoria allievi dal Comitato Regionale Lombardo.
«Sono contento di iniziare questa avventura, credo sia la scelta giusta per me, è una ripartenza a livello personale oltre che professionale. Ho voglia di rientrare in gruppo con ragazzi dagli occhi puliti, liberi da pregiudizi» racconta il Gerva. «Sono convinto di poter dare un contributo a un ambiente in cui c’è troppa esasperazione. Vedo carichi di lavoro e un livello di stress non appropriato per certe età, con la mia esperienza, penso di potermi rapportare in modo proficuo con i direttori sportivi che ogni giorno lavorano con i ragazzi della categoria di cui mi occuperò».
Professionista dal 2000 al 2015, in carriera ha raccolto 23 successi. Specialista delle classiche del nord, si è aggiudicato la Freccia del Brabante 2004, la Omloop Het Nieuwsblad 2013 e la Gand-Wevelgem 2015. Ha ottenuto anche una vittoria di tappa alla Vuelta a España 2006 e una al Giro d'Italia 2013 indossando, in quell'occasione, per quattro giorni la maglia rosa. Nel 2004 ha conquistato il bronzo in linea ai campionati del mondo di Verona. Il 10 luglio dell’anno successivo viene provvisoriamente sospeso con effetto immediato dalla sua squadra, la Katusha, mentre stava prendendo parte al Tour de France, per essere risultato positivo alla cocaina in un controllo a sorpresa. Positività che gli costerà una squalifica di 18 mesi. Chiude con il ciclismo su strada, rileva assieme a due soci, un bar-pasticceria nel cuore di Como e continua a pedalare, dilettandosi con la mtb. Per l’epilogo della sua carriera, nel leggere la notizia del suo rientro nel mondo del ciclismo qualcuno ha storto il naso.
«Trovo stonate le critiche che mi vengono avanzate e davvero triste dover tornare a parlare del mio passato, essendo una vicenda extrasportiva e non una condanna per doping, per la quale comunque mi sono messo da parte abbastanza a lungo. Oltre al fatto che chi sbaglia può imparare dagli errori commessi, proprio la gestione sbagliata della mia persona è un esempio dell’esasperazione totale di questo ambiente, difficile da assorbire sia a livello fisico che mentale, a qualunque età» replica Luca.
«Parlando con amici professionisti in attività sono già esausti a gennaio, i ritmi al massimo livello sono da fuori di testa, non ci si ferma mai, tra ritiri e gare dall’inizio alla fine dell’anno. Io sono andato in crisi a livello psicologico, ho chiesto troppo a me stesso e sono finito a terra. Ora che mi sono rialzato voglio aiutare i giovani, che ritengo dobbiamo tornare a gestire un po’ come si faceva una volta. Non dobbiamo rincorrere la prestazione a tutti costi, ma insegnare loro a conoscersi e gestirsi in modo sano, su e giù dalla bici. L’ambizione dei ds non deve condizionare la crescita dei ragazzi. Torniamo sul pianeta terra».