Dopo tre anni, Mattia Cattaneo è tornato a correre nel WorldTour. In Australia, al Santos Tour Down Under, il bergamasco ha fatto il suo rientro ufficiale nel massimo circuito mondiale, dopo tre stagioni vissute in maglia Androni Giocattoli Sidermec.
Appena rientrato in Italia, il trentenne scalatore della Deceuninck Quick Step racconta a Tuttobiciweb la sua lunga trasferta australiana: «Il Santos Tour Down Under è stata la prima corsa dell’anno e sono molto contento di come sia andata. Se dovessi darmi un voto, senza esagerare mi darei un 7 pieno. Siamo partiti molto bene anche come squadra, i due successi di Sam Bennett (la prima tappa del Down Under e la Race Torquay, ndr) dimostrando quanto fossimo concentrati. Il buon lavoro paga sempre, no».
Per Mattia far parte del Wolfpack è un sogno che si realizza. Quando era piccolo e guardava le corse, i suoi occhi erano tutti per la Quick-Step di Paolo Bettini: «Per me tornare nel World Tour difendendo i colori della Deceuninck-Quick-Step è un sogno che si realizza. Sono al settimo cielo, non potrei essere più felice. Ricordo bene la Quick-Step di Paolo Bettini e Tom Boonen, era un team spaziale e a distanza di anni le cose sono rimaste tali. Faccio fatica a descrivere quanto sia importante questa squadra, difficile da spiegare se non si ha l'opportunità di viverla. È impossibile trovarsi male nel Wolfpack, niente è fuori posto, tutto funziona nel migliore dei modi. Alcuni me lo avevano accennato, adesso ho la conferma, è un Team molto affiatato, dai corridori allo staff. Qui c’è solo da imparare, chiaramente senza nulla togliere alle altre squadre».
A proposito di squadre, quanto è stata importante per te la Androni Sidermec?
«È stata il punto di svolta nella mia carriera. I primi quattro anni da professionista li ho fatti con la Lampre e devo ammettere che sono state stagioni complicate. Sono passato come promessa italiana delle corse a tappe, ma poi qualcosa non è andato e ho rischiato di perdermi. La mia fortuna è stata l’Androni Giocattoli Sidermec, quando sono arrivato lì tutto è cambiato. Grazie a questa squadra e a Gianni Savio ho trovato la forza per rimettermi in sella, ma soprattutto non smetterò mai di ringraziarli perché mi hanno fatto credere nuovamente in me stesso. Gianni ha rappresentato l'uomo della rinascita nella mia carriera. Se sono qui è certamente anche grazie a lui. Se non fosse stato per tutto quello che ha fatto per me, oggi la bici l’avrei già appesa al chiodo».
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