Tra le belle sorprese che ci ha regalato il 2019 c'è Nicola Venchiarutti. Ventuno anni, friulano di Osoppo, 30 chilometri a nord di Udine, Nicola è passista veloce che si difende bene anche in salita. Quest'anno con il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan ha ottenuto tre successi e tutti di caratura internazionale come la Popolarissima di Treviso, una tappa del Giro d'Italia Under 23 (la Rosà-Falcade) e la Ruota d'Oro di Terranuova Bracciolini, in Toscana. Qualità e non quantità il comune denomitatore di Venchiarutti, diplomato Geometra alla scuola di Gemona del Friuli, che il prossimo anno passerà professionista con la Androni Sidermec di Gianni Savio.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«E' sicuramente uno dei migliori movimenti al mondo anche per i risultati. Purtroppo ci mancano le squadre di World Tour».
A quale età hai cominciato a correre?
«Ho iniziato a 6 anni, con la ciclistica Bujese. Ricordo che la prima bici era una Rebellato».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Marco Pantani, per come sapeva andare in salita».
Segui altri sport con la stessa passione del ciclismo?
«No».
Il tuo peggior difetto?
«Dal mio punto di vista non ne vedo».
Altruista o egoista?
«Direi altruista quando serve».
Cosa leggi preferibilmente?
«Articoli e pagine di intenet che parlano di ciclismo».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«Che mi somigli nel carattere, che sia umile e legata alla famiglia».
Sei social?
«Non molto. Sono iscritto a Instagram, ma non sono attivo».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«C'è troppa pressione nelle categorie minori, che porta i giovani a smettere di correre».
Piatto preferito?
«Polenta con il frico. E' un piatto friulano con patate, cipolla e formaggio».
Hobby?
«Strano a dirsi, ma mi piaciono i trattori».
La gara che vorresti vincere?
«Milano-Sanremo».
Televisione, cinema o teatro?
«Televisione, in particolare lo sport e alcune serie tra cui Cobra-11».
I ragazzi di oggi con quelli di ieri: le differenze?
«Oggi sicuramente più tecnologici. Ieri con più spirito di gruppo e sociale che molto si avvicina al vivere in un contesto da piccolo paese come il mio (Osoppo) dove ci conosciamo più o meno tutti».
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