Sono le quattro di mattina quando mi sveglio per bere e sento Giorgio che mi dice: «Paolo, mi sa che ho la febbre… Dalle nove di ieri sera non ho ancora chiuso occhio…». Prendo il termometro (ecco il motivo per cui lo zaino pesa un sacco, non ci manca nulla), misuriamo e ha 37.8. Tachipirina e aspirina, lo faccio vestire con tutto quello che ha a disposizione nello zaino e spero bene.
Torno a riposare e tre ore dopo valutiamo la situazione: la febbre non c'è più, ma dall'occhio non lo vedo come gli altri giorni, evidentemente non è al top della condizione. Facciamo colazione e decidiamo di vedere come va, anche perché oggi abbiamo 10 chilometri da affrontare per arrivare ai 4.950 metri di quota di Lobuche.
Che sfiga, stare male ad un giorno dall’arrivo campo base….
Ma lo sapete come sono i ciclisti, gente che non è mai disposta a mollare, quindi alle 8 e 15 ci mettiamo lo zaino in spalla e si parte. È come accade nei giri a tappe, ci sono dei giorni in cui non parti per fare la corsa o per vincere ma solo per portare la pellaccia all'arrivo, quei giorni che sono più duri di quelli in cui sei lì con i primi a giocartela.
Passo dopo passo, respiro dopo respiro, sembra di vivere una lenta agonia ma dopo 5 ore dopo siamo a Lobuche. Nemmeno il tempo di girarmi che Giorgio è già a letto che dorme.
Ormai siamo sul letto del ghiacciaio del Khumbu, proprio sotto l'Everest anche se non lo vediamo ancora ma domani ci saremo.
Spero che la notte sia favorevole e faccia tornare Giorgio al 100% : dobbiamo arrivare alla nostra meta e gustarci queste montagne immense e meravigliose.
8 - continua
LE PUNTATE PRECEDENTI
1 - Paolo Simion e il trekking verso l'Everest
2 - L'aeroporto più pericoloso del mondo e via!
3 - Un piccolo record verso Namche Bazar
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