Prende il via da Bruxelles l’edizione numero 106 del Tour de France e il direttore sportivo Alberto Volpi fa un’analisi di quella che sarà l’avventura in Francia del team Bahrain Merida e del ruolo del contingente italiano.
“Il Tour de France è sempre una corsa molto difficile anche se dal punto di vista altimetrico è un po’ meno impegnativo del Giro. Si corre a luglio periodo in cui normalmente fa più caldo, molti dei corridori più forti al mondo si concentrano per il Tour, gara che si annuncia combattuta e imprevedibile. Nelle prime tappe di pianura c’è sempre il rischio di cadute, ventagli, ci sono mille difficoltà, tutti vogliono stare davanti e anche per questo il Tour, da sempre, richiede maggiore impegno psicofisico. E’ una corsa che impegna per tre settimane mentalmente non solo i corridori ma anche tutti gli addetti ai lavori perché è una corsa molto più tirata rispetto agli altri grandi giri. Questo non significa che sia più importante degli altri grandi giri o che Giro e Vuelta siano facili, ma vuole dire che c’è più pressione, più stress perché sono tante le situazioni che girano attorno alla “macchina Tour”: migliaia di tifosi sulle strade, attenzione mediatica, carovana pubblicitaria etc. etc. …in un mese dove la Francia fa festa e la gente si riversa sulle strade tutto diventa più difficile da gestire e affrontare” spiega Alberto Volpi.
“Tutto questo ha dei risvolti anche sull’attività dei direttori sportivi. Al Tour in paticolare devi avere un team super organizzato sotto tutti i punti di vista e uno staff molto qualificato. A chi guida le ammiraglie e i mezzi del team è richiesto massimo impegno, abilità e professionalità sia in corsa che fuori corsa. Dal punto di vista della gestione del team e della sicurezza noi direttori di Adispro nelle ultime stagioni abbiamo fatto squadra, investito molto e direi che abbiamo raggiunto ottimi standard qualitativi. Le nuove tecnologie oggi aiutano molto. Al Tour più o meno non differiscono da ciò che si usa nelle altre gare; monitor con gps per analizzare le tappe nei dettagli e l’attività dei corridori; per chi controlla dopo le tappe i corridori sono molto importanti aspetti come i watt e le calorie. Essendo luglio fa molto caldo e quindi è necessaria una gestione differente dell’atleta. Il clima è un avversario da tenere in grande considerazione sia per i corridori stessi che per chi sta attorno all’atleta dovendo prevedere al meglio la reintegrazione idrosalina, di carboidrati, di proteine e di tutto quello che ha bisogno un corpo umano che ogni giorno per tre settimane brucia dalle tremila alle cinque mila calorie, al massimo diciamo cinquemila e cinquecento” continua Volpi nella sua analisi.
“Quest’ anno abbiamo quindici corridori italiani al Tour. Non tanti forse ma tutti uomini di grande qualità e spessore. Pochi ma buoni direi. Di questi ben tre sono nella nostra formazione: Vincenzo Nibali, Sonny Colbrelli e Damiano Caruso. La maggior parte del contingente italiano presente nelle varie squadre ha affrontato il Giro d’Italia, ma in Francia il movimento è comunque rappresentato da corridori di altissimo livello. E’ un ciclismo molto differente da quello di qualche anno fa, le logiche e i calendari sono cambiati. Comunque la presenza di quindici corridori italiani al Tour è proporzionata alle forze messe in campo dal movimento nazionale in un ciclismo sempre più globalizzato e internazionale. Ovviamente in casa Bahrain Merida tifiamo d’obbligo il nostro Vincenzo Nibali, che qui ha vinto nel 2014, ma sono certo che anche Colbrelli e Caruso daranno un contributo importante alla squadra e alla causa tricolore. Inoltre auguro il meglio ai miei colleghi del team Bahrain Merida che saranno in ammiraglia al Tour e anche a tutti gli altri colleghi di Adispro che saranno impegnati in Francia” conclude Volpi.
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