La Pantera graffia ancora. «A 38 anni la voglia di allenarmi c'è sempre. Bisogna farlo meglio, con più testa e in certe occasioni anche più di prima». Una bronchite lo aveva messo ko, ma ora Daniele Bennati è rientrato e sta bene. «Fisicamente ci sono, ma ora mi manca la condizione. Sono qui apposta per migliorarla».
Anche lui oggi sarà al via della Coppi e Bartali, a disposizione del suo capitano Mikel Landa. Scenari tutti da scoprire. Fino a domenica. «Ho avuto un inizio di stagione un po' turbolento - va avanti Bennati - ho saltato Tirreno e Strade Bianche. Cercherò di riprendere un po' il ritmo. La Coppi e Bartali l'avevo fatta anche nel 2002, era stato il mio primo anno da professionista. Arrivai secondo dietro a Petacchi. C'era anche Michele Scarponi».
Nella vita di Bennati il ricordo di Scarpa è come un soffio di vento che lo accompagna sempre. «Con la sicurezza siamo indietro anni luce. In Italia, poi, le cose non cambiano dalla mattina alla sera. Non c'è cultura, non c'è educazione stradale».
Si è chiesto perché?
«Vanno tutti di fretta, con il telefono in mano, si arriva tardi, se sei in bici vieni visto come un intralcio. È un problema grosso. Quando ho iniziato io non era così. Era pericoloso, sì. Ma adesso si ha paura».
Lei ce l'ha?
«Sì, mi capita di averne».
Cosa si sta facendo per migliorare le cose, le cose si sono messe in moto?
«Non si è avviato nulla. Venerdì eravamo in zona Milano prima della Sanremo... Ci sono zone dove ti asfaltano, non esisti. E da soli è più pericoloso che in tre o quattro. Neanche ti vedono».
Lei si è fatto vedere anche in un video con Jovanotti per sensibilizzare la gente.
«Mi disse perché non ci troviamo, facciamo qualcosa, un video. Va bene, dico io. Sono stati tutti contenti. Lo ha visto un sacco di gente. È importante sensibilizzare».
Lorenzo è appassionato di ciclismo?
«Appassionatissimo. Va in bici anche lui».
Come vi siete conosciuti?
«Dal veterinario. Lui è di Cortona, io di Castiglion Fiorentino. Quindici chilometri. Il mio veterinario tiene una foto appesa nello studio. "Ma quello è Bennati, il ciclista?", gli ha chiesto. Allora mi ha chiamato e sono andato lì. Ormai ci conosciamo da tanti anni».
A proposito di anni: a 38 che progetti ha?
«L'obiettivo è arrivare al 2020. Ma molte cose dipenderanno anche da questa stagione. Se avrò buone sensazioni, se riuscirò a divertirmi allora andrò avanti».
Uno che si diverte ancora è Valverde.
«Abbiamo la stessa età, ma per lui i libri di anatomia dovrebbero essere rivisti. È un fuoriclasse. Persona fantastica».
È cambiato qualcosa in lui da quando ha vinto il Mondiale?
«No, è sempre lo stesso».
C¹è una corsa che vorrebbe vincere?
«Ora il mio ruolo è far vincere i miei capitani. Però mi è mancata una bella classica. Ma la speranza è l'ultima a morire. Come dicono i saggi: non tutto il male viene per nuocere. Magari quest'anno sono in forma per la Roubaix».
In che stato di forma è Landa?
«È qui con me alla Coppi e Bartali, sta bene. Ha avuto un bel po' di sfortune, gli è sempre mancata la continuità. Lo vedo motivato. Il suo obiettivo è arrivare al Giro d'Italia in condizione».
Sembra sempre sul punto di esplodere e fare grandi cose. In salita funziona, ma cosa gli manca?
«In salita è fortissimo. Ma gli intoppi non aiutano. Se ti manca la continuità non è mai facile».
dal Corriere dello Sport Stadio a firma di Giorgio Burreddu
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