Serata ricchissima di campioni presso il Teatro Sociale di Pinerolo che ha offerto un succulento antipasto dell’attesissima 12esima tappa del 102esimo Giro d’Italia, da Cuneo a Pinerolo, il prossimo 23 maggio. Sono ben venti le corse rosa vinte dagli innumerevoli fuoriclasse presenti e sei i campioni del mondo (foto su).
Dietro questa mirabile organizzazione c’è tutta la passione e la competenza di Elvio Chiatellino, che in questi anni ha portato non solo il Giro, ma anche il Tour in queste terre: «Ho cercato di chiamare più campioni possibili da Nibali a Froome, da Mercxk a Cipollini senza dimenticare Gimondi, Moser e Saronni. In più, un manager come Braislford che ha vinto un numero impressionante di Giri in dieci anni di Sky. Ho cercato di creare un parterre de roi. Ho sempre amato il ciclismo e negli anni ho cercato di interpretarlo dall’esterno, per comprendere i gesti e tutto ciò che stava dietro le loro imprese».
Il 2019 segna i 70 anni dall’impresa di Fausto Coppi nella Cuneo-Pinerolo più famosa, quella del 1949, e 100 dalla nascita del Campionissimo. Il primo a salire sul podio è proprio il figlio Faustino: «Mi commuovo sempre a riguardare le immagini di mio papà ed è toccante percepire il grande affetto che ancora si nutre per lui. Il mio ultimo ricordo è una frase, “Non fare arrabbiare la mamma”, che mi ha sussurrato uscendo di casa in barella con crampi fortissimi per dolori ai muscoli pochi giorni prima di morire tragicamente».
Applauditissimo il Cannibale Merckx che con la consueta ironia e simpatia si è prestato alle battute con le altre vecchie glorie, ha rivelato: «Le Tre Cime di Lavaredo sono la mia Cuneo-Pinerolo, la mia impresa più bella e emozionante». Vicino a lui era seduto il rivale e amico Felice Gimondi: «Eddy è un grande amico, ma è stato poco “commerciale” perché se mi avesse fatto vincere di più sarebbe risultato molto più simpatico!». Completa il terzetto Franco Bitossi, che aveva trionfato in una Cuneo Pinerolo (1964) con una fuga infinita e sofferta: «Mi hanno dato spazio quel giorno. Ho avuto una crisi di fame sul Sestriere dove ho quasi perso i 10 minuti del vantaggio che avevo guadagnato. Da illustre sconosciuto ho vinto quattro tappe in quel Giro e lo ricordo sempre con gioia». Proprio quell’anno e proprio in quella frazione, la 20esima, l’altro ospite Italo Zilioli, si era arreso nella battaglia con il poi vincitore finale Jacques Anquetil.
Tra i campioni più recenti, Mario Cipollini è quello più legato a Coppi da un affetto che è nato sin dall’infanzia: «Ho iniziato a capire cos’era il ciclismo grazie a mio padre che era dilettante e appassionatissimo. Ho letto tanti libri su Coppi, sapevo tutto, anche i km di fuga e tutto della Cuneo Pinerolo. Ho avuto una malattia molto grave a 12 anni (sarcoidosi polmonare, ndr) rimanendo tre anni fuori dal ciclismo. Quando sono guarito sono andato in pellegrinaggio a Castellania e l’ho come ringraziato per essere riuscito a ritornare in sella. Pochi sanno quanto Fausto è stato innovatore, ad esempio bagni del sale, aceto e sigaro per togliere l’umidità e massaggiarsi con crini di cavallo. E a fare ritiri sul mare o allenarsi coi rapporti fissi durante l’inverno. Storie eroiche che tutti dovrebbero conoscere. Coppi è stato da sempre il mio idolo, anche se sono diventato un corridore completamente diverso da lui».
Tutte le attenzioni erano su Chris Froome, che - incalzato da Beppe Conti - ha confermato che non parteciperà al prossimo Giro d’Italia in favore del Tour de France: «Voglio provare a vincere il quinto Tour per diventare come quelli dall’altra parte (si riferiva al gruppo delle vecchie glorie, dall’altro lato del palco, ndr), mi dispiace molto non poter essere alla partenza. Se il Giro è più bello del Tour? Sì, è vero. Il mio favorito per la maglia rosa è Bernal». Grandissimo l’affetto per Vincenzo Nibali, che il Giro 2019 lo ha messo da tempo nel mirino e che proverà l’impresa dell’accoppiata del Tour. Chissà come si comporterà lo Squalo il prossimo 23 maggio? Non resta che attendere meno di quattro mesi.