Passare dal fango del ciclocross alle elevate andature delle corse su strada non sembra essere un grosso problema per Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert. Nelle ultime stagioni, infatti, sono stati loro i dominatori dello sterrato e, da un anno a questa parte, hanno cominciato a farsi valere anche sull’asfalto, lasciando intravedere buone potenzialità anche in quella che è la disciplina più seguita.
Degli ultimi europei di Glasgow, gli appassionati italiani ricorderanno naturalmente la volata imperiosa di Matteo Trentin, ma non bisogna dimenticare che alle sue spalle sono arrivati proprio Van der Poel e Van Aert. I due continuano a darsi battaglia nel ciclocross, disciplina che monopolizzano da un triennio lasciando le briciole agli avversari, tanto che ormai per loro allargare gli orizzonti è diventato una necessità.
Van der Poel, in particolare, sembra avere una marcia in più in questo momento: lo scorso inverno si è aggiudicato la bellezza di 31 gare su 38 disputate, mentre quest’anno è già a quota 13 su 15.
Nato in Belgio nel 1995, ma olandese di nazionalità, fin da juniores ha saputo alternare lo sterrato alla strada, dimostrando di saperci fare in qualsiasi terreno. Se i risultati più prestigiosi sono arrivati nel ciclocross, nel quale è diventato campione del mondo a Tabor nel 2015, nel 2013 si era presentato conquistando la maglia arcobaleno tra gli juniores sia a Louisville per il ciclocross, sia a Firenze per la gara su strada. Un predestinato, che tuttavia non ha voluto fare il salto più lungo della gamba: la bici da strada l’ha praticata col contagocce, continuando a divertirsi con il ciclocross, specialità nella quale fuoriclasse lo è diventato davvero, tanto da essere indicato come degno erede della leggenda Sven Nys. Su strada fenomeno non lo è ancora, ma il percorso intrapreso potrebbe presto regalarci un protagonista straordinario per le classiche del nord.
A 19 anni, in una delle sue sporadiche apparizioni su strada ha vinto a sorpresa la Ronde Van Limburg, ma il vero salto di qualità è arrivato nel 2017, quando ha cominciato a correre con più frequenza sull’asfalto. Potenza muscolare, grande esplosività sulle brevi salite e notevole picco di velocità in volata gli hanno regalato undici vittorie su strada in due anni, tra le quali il titolo nazionale olandese nel giugno scorso. Il tutto con la maglia della Corendon-Circus, squadra costruita attorno a lui, che per il prossimo anno ha già ottenuto la licenza Professional il che significa poter sperare in un invito per Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Strade Bianche e Amstel Gold Race, corse che sembrano adattissime a lui.
E così potrà seguire le orme di Wout Van Aert, di quattro mesi più vecchio, che ha già avuto la chance di testare il pavé fiammingo quest’anno, con risultati confortanti. Grazie alla presenza dell’eclettico fenomeno di Herentals, la Vérandas Willems ha ottenuto le wildcard dagli organizzatori di tutte le corse più importanti classiche del Nord e Van Aert ha centrato la Top10 alla Gand-Wevelgem e al Giro delle Fiandre, facendosi valere anche alla Parigi-Roubaix dopo essere salito sul podio in una Strade Bianche da tregenda.
Sullo sterrato Van Aert non ha vinto quanto Van der Poel, ma i suoi successi sono di assoluta caratura. Il belga ha infatti sempre preferito mettere il cerchio rosso attorno a obiettivi specifici e non è un caso che negli ultimi tre mondiali sia riuscito a togliersi di ruota lo storico rivale, inanellando un clamoroso tris.
Ha cominciato a focalizzarsi sulla strada un anno prima dell’olandese, vincendo le prime corse nel 2016, ma solo quest’anno ha potuto esprimersi su palcoscenici di primissimo piano. Se in questa stagione di ciclocross sta puntualmente pagando dazio rispetto a Van der Poel è anche per questo, perché la strada toglie energie e modifica inesorabilmente il corpo dell’atleta.
Grazie alla strada, infatti, Van Aert ha acquisito dieci chili di muscolatura, che gli permettono ovviamente di imprimere andature elevate sul piano ma, dall’altra parte, come lui stesso ha ammesso, ha perso quel cambio di ritmo che gli consentiva di fare la differenza nei ripidi strappi dei tracciati ciclocrossistici. Una scelta ponderata per un corridore che, per avere un futuro luminoso su strada, dovrà riuscire a seguire le ruote di Sagan e Van Avermaet.
I buoni risultati ottenuti nel 2018, però, hanno alzato le sue pretese economiche verso la sua squadra, alla quale ha chiesto anche qualche rinforzo che lo affiancasse nelle classiche del nord. Le due parti non hanno trovato un punto di incontro e sono arrivate alla rottura, con Van Aert che ha rescisso il suo contratto perché, a suo dire, la Vérandas Willems non lo ha coinvolto in importanti decisioni sul futuro del team (leggasi fusione con il team Roompot). La dirigenza della squadra belga, capitanata dal vincitore del Giro delle Fiandre 2011 Nick Nuyens, non ha però accettato di buon grado l’addio anticipato del suo uomo faro, decidendo di adire per vie legali contro Van Aert.
La telenovela va ormai avanti da qualche mese e il futuro del corridore è al momento in stand-by, in attesa di ulteriori sviluppi sul processo. In questo inverno piuttosto agitato, Van Aert sta gareggiando come corridore indipendente, grazie all’invito degli organizzatori.
In pole position per accoglierlo sembra esserci il Team Jumbo, che un accordo di massima col corridore ce lo ha già da qualche settimana, ma da valutare c’è anche il rischio di sanzioni pecuniarie nel caso Van Aert perdesse il processo con la Vérandas. Per questo motivo, onde evitare spiacevoli sorprese, la formazione di Richard Plugge ha fatto un passo indietro, preferendo aspettare la sentenza definitiva.
La curiosità di vedere Van der Poel e Van Aert l’uno contro l’altro con costanza anche su strada è sempre maggiore, ma, per fortuna il momento della verità sembra essere sempre più vicino. Van der Poel ha già cominciato gli allenamenti per accrescere la sua resistenza, perché per vincere sul pavé dovrà saper rimanere in sella alla sua bicicletta per sei o sette ore. Da questo punto di vista Van Aert è sicuramente più avanti e quest’anno potrebbe affrontare una corsa come la Parigi-Roubaix tra i favoriti.
L’olandese ha sulla carta un ottimo spunto veloce, che gli permette di dare del filo da torcere anche a sprinter di primo piano, ma gli arrivi che più ama sono quelli in cima ad una breve salitella. Anche Van Aert non è fermo in volata ma, rispetto al rivale, per cogliere un buon piazzamento ha bisogno che il gruppo sia decisamente più scremato.
Inutile dire che gli appassionati sognano già di vederli gomito a gomito sul vecchio Kwaremont e sul Paterberg, oppure sulla foresta di Arenberg e sul Carrefour de l’Arbre, così come hanno fatto fino ad oggi sui percorsi ciclocrossistici di mezzo mondo.
Battagliando fra loro Van der Poel e Van Aert hanno conquistato lo sterrato e ora tocca all’asfalto...