Di calendari, ogni anno, se ne sprecano in gran quantità, ma tra questi, alcuni hanno un valore del tutto speciale. Sono quelli dedicati alle varie Forze di Polizia, quelli che normalmente si vedono esposti in bell’ordine alle pareti di molti uffici pubblici. Più che calendari di uso pratico, sono delle testimonianze istituzionali, istituzionalmente voluti e predisposti dai vari Dipartimenti, dove altrettanto istituzionalmente si vuole rappresentare il meglio della propria attività e dei tanti servizi offerti per il bene della comunità, in particolare di quelli che i cittadini sentono più vicini e che fanno meglio percepire l’abnegazione – e talvolta il sacrificio – degli uomini e delle donne in divisa.
L’attività delle Forze di Polizia è molto complessa, e nonostante l’impegno profuso e le migliori professionalità di volta in volta coinvolte, difficile per chiunque dare del proprio comparto una rappresentazione organica con l’utilizzo in molti casi di sole 12 foto, una per ogni mese dell’anno.
Normalmente questi calendari suscitano soltanto ammirazione, voglia di possederli o di acquistarli sapendo, per di più, che i proventi vengono destinati ad opere di bene. Il tutto senza mai un filo di polemica.
Quest’anno però, non tutto è andato come nelle occasioni precedenti, e a far per così dire scandalo, è il calendario 2025 della Polizia di Stato, uscito senza neppure una foto dedicata alla Specialità della Polizia Stradale, quasi come questa componente non esistesse, nonostante la circolazione stradale sia una delle grandi questioni di una nazione, ancor più in Italia, da mesi bombardata sulla grande riforma del codice della strada.
Comprensibile quindi lo sconcerto e all’amarezza della benemerita ASAPS (Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale) e del suo presidente Giordano Biserni, per una scelta valutata come «incomprensibile e infelice», che non rende merito agli appartenenti alla Stradale nonostante il loro impegno quotidiano e «il sacrificio dei 421 colleghi che hanno perso la vita in servizio dal 1945 al 2024». Un calendario, per giunta, parole di Biserni, «nel quale fra le scure immagini in bianco e nero hanno messo anche quella di una poliziotta che sistema la cravatta a un collega poliziotto, con buona pace dei tanti discorsi sul patriarcato e sul ruolo della donna».
Amarezza e sconcerto, che oltre all’ASAPS, è auspicabile scuotano anche la sensibilità e la delusione di altri settori della nostra composita società, a partire, in modo particolare, da quello del ciclismo.
Ciclismo e Polizia Stradale si sono forgiate nel tempo come due facce della stessa moneta, spesa per la sicurezza e la promozione sportiva. Dai tempi epici a quelli più recenti, dalla presenza sul campo alla comune elaborazione di leggi e norme in grado, con la sussidiarietà e la solidarietà, di assicurare al ciclismo su strada un futuro nonostante le crescenti difficoltà.
Per questo, a parte lo sfregio del calendario, voglio immaginare la grande famiglia del ciclismo italiano guardare in faccia tutti gli uomini e tutte le donne della Polizia Stradale, esprimendo loro ogni riconoscenza insieme all’augurio profondo e affettuoso di un 2025 fatto di sicurezza, serenità, mezzi adeguati, organici coerenti e buone condizioni di lavoro.
Intanto, continuare a darci una mano, è già un buon inizio.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.