Mauro Gianetti è il numero uno del Team UAE Emirates e ha iniziato il suo progetto negli Emirati Arabi Uniti nel 2014, quando il governo aveva deciso di intraprendere delle campagne in favore dello sport e in particolare del ciclismo, per aumentare l’attività fisica e contrastare l’obesità nella popolazione. L’intento era quello di implementare la pratica dello sport e di uno stile di vita sano, cominciando con i bambini, i progetti nelle scuole e le piste ciclabili.
Nel 2016 è arrivata la creazione di una squadra di ciclismo, che avrebbe dato una spinta di energia ad un Paese che doveva avvicinarsi ed imparare ad amare il ciclismo. «C’erano stati dei problemi con l’investitore cinese ai tempi della Lampre, così proposi io a Sua Maestà degli Emirati Arabi Uniti di acquistare la squadra». Mauro Gianetti con queste parole ha iniziato il suo racconto e la prima pagina di una storia che avrebbe portato il Team UAE Emirates a diventare la squadra più forte del mondo con Tadej Pogacar.
«Abbiamo iniziato un anno in anticipo il nostro progetto, con una licenza World Tour e siamo partiti subito con una campagna che aveva come fine principale l’investimento sui giovani – ha spiegato Gianetti durante i Mondiali Esports. – Non volevamo comprare palmares con stipendi già alti e abbiamo investito su giovani talenti come Pogacar, Hirschi e Covi. Ora Hirschi andrà alla Tudor, ci dispiace e anche se è cresciuto con noi, capiamo il suo desiderio di correre con Cancellara. Comunque con i nostri giovani abbiamo creato le basi per un movimento importante nel paese ed era quello che volevamo».
Oggi Tadej Pogacar è l’eroe degli Emirati Arabi Uniti a ad Abu Dhabi sono tanti i bambini che indossano la maglia della squadra e corrono in bici sul circuito di 13 km al Hudayriyat Cycling Track. Il ciclismo negli Emirati Arabi è cresciuto tanto e quella che era una semplice squadra di ciclismo, è diventata, in pochi anni, la realtà sportiva più importante del World Tour. Ad Abu Dhabi si sono svolti anche i Mondiali di Esports nel fine settimana, organizzati dall’Unione Ciclistica Internazionale con MyWhoosh, la piattaforma che crea programmi di ciclismo virtuale, nata nel 2019 ad Abu Dhabi e di cui Pogacar è ambassador.
«Sono stati bellissimi, con una grande cornice di pubblico e tante persone che hanno seguito l’evento attraverso i social. Naturalmente non scavalcherà mai il ciclismo reale, però vedo che l’interesse è in continuo aumento. Noi su MyWhoosh ogni settimana abbiamo una gara divisa per categorie di valore, in base al livello di allenamento – ha spiegato Gianetti che fa parte di MyWhoosh. - In questo modo non si crea imbarazzo e quindi si gareggia con i propri pari, senza che nessuno rimanga troppo indietro o vada troppo avanti. Insomma è una bella realtà che sta crescendo».
Anche Pogacar si diverte a pedalare con la piattaforma MyWhoosh, perché in questo modo riesce a rimanere in contatto con i suoi tifosi. «La gente in questo modo può dire di aver pedalato con Tadej. Considerate che non è sempre facile per lui allenarsi su strada, perché spesso incontra dei tifosi che lo fermano per farsi un selfie e magari rischiano anche di farlo cadere. Quindi con MyWhoosh può condividere la passione per il ciclismo con tanti amatori».
Per Pogacar il 2024 è stato un anno d’oro e anche se il suo programma per la nuova stagione non è stato deciso, gli appassionati sperano di vederlo di nuovo sia al Giro d’Italia che al Tour de France. «Stiamo aspettando la presentazione dei tre grandi giri per capire quali saranno i percorsi. Poi a dicembre con tutta calma ci siederemo al tavolo per costruire il programma e creare una stagione coerente, non solo per Tadej, ma anche per gli altri corridori. Il nostro obiettivo è di continuare a vincere con Tadej ma anche con altri corridori. A Tadej il Giro è piaciuto tantissimo, quindi non possiamo escludere che anche il prossimo anno lo vedremo correre due grandi giri».