L'asterisco resta. Parlo ovviamente dell'asterisco che avevo messo sulla testa di Evenepoel dopo il trionfo nella cronomondiale, terzo oro a seguire i due dei Giochi parigini. Era un modo per dire con quanta curiosità si andasse tutti quanti allo scontro diretto tra questo nuovo supereroe e il supereroe dell'anno, degli ultimi anni, il Teddy Pogacar che in questi tre ori del divetto belga non si era messo di traverso, assente e quindi colpevole come tutti gli assenti.
Era un asterisco messo non certo per sminuire Evenepoel, non sono così carogna, anzi sono il primo a riconoscere che quest'anno si è definitivamente laureato all'università dei fenomeni, ma era soltanto un modo spiccio per dire che volendo sbianchettare l'asterisco doveva superare la prova dello scontro diretto con l'altro, nella gara in linea, decidendo una volta per tutte chi sia il più forte davvero (sempre nel settore in linea, perchè nei grandi giri già sappiamo).
Poche storie, le chiacchiere stanno a zero: Remco non si è scrollato di dosso l'asterisco, nemmeno ha combattuto, nemmeno è arrivato al braccio di ferro finale, magari con sprint negli ultimi 200 metri. Un uomo doveva curare, l'uomo che occupa i suoi incubi da tanto tempo, proprio quell'uomo s'è visto andare via con larghissimo anticipo e nemmeno è riuscito a fargli bah. Una sconfitta totale, definitiva, senza ma, se, però. Se posso dire, alla Pogacar, il fuoriclasse che stravince senza lasciare mai nemmeno un rammarico o una recriminazione al nemico.
Allora: questo 2024 di dice con chiarezza estrema, senza margini di dubbio, che esiste nel ciclismo di oggi un immenso, più forte nei grandi giri e nelle corse in linea, mentre il rivale predestinato, quello che sembrava in grado con un'estate superba di metterlo in croce, anch'egli comunque un immenso, lo vede ancora col cannocchiale.
Per l'occasione, per stabilire la gerarchia, Teddy non sceglie un modo comune, non studia col bilancino del farmacista, ma passa direttamente alla clava, piazzando la modalità storica: cento chilometri in fuga, come usava nel medio evo del ciclismo, come nessuno dei modernisti considerava più possibile.
Liegi, Giro, Tour, Mondiale (più il resto) nel 2024. Tutto questo a 26 anni compiuti da una settimana. Pogacar non fa mai una cosa normale. Hanno ragione quelli che da anni mi insultano per il paragone con Merckx: il soprannome Teddy effettivamente comincia a stargli stretto. Pogacar può diventare persino qualcosa di più.
Ps: messaggio personale a Beppe Conti, che ha trascorso il Giro d'Italia dicendo a me e a quelli come me di aspettare con certi paragoni, di andarci piano a scomodare il nome di Merckx: Beppe, quanto bisogna aspettare ancora, ce lo dici?