Cominciamo con un po' di storia. Dmitri, che le troppe consonanti hanno trasformato in “Dima”, è un Campione del Ciclismo. Da dilettante la sua carriera è esplosa con vittorie al Giro U23, al Giro delle Regioni e al Liberazione. Professionista dal 1989 al 2006, Konychev ha vinto quattro tappe al Tour de France, quattro al Giro d'Italia, una alla Vuelta a España, tre titoli nazionali (uno sovietico e due russi) e ha conquistato un 2º e un 3º posto ai Campionati del mondo. Dal 2007 è stato direttore sportivo di Tinkoff Credit Systems, Team Katusha e Gazprom-RusVelo.
Ma per noi la perla è quel 1998 vissuto tutto, Giro e Tour, insieme a Marco Pantani, con una sola parentesi. Ricorda Dmitri: “Finita la pianura il Panta mi ha mandato a casa, sapeva a quanto tenessi essere presente alla nascita di Alex!”
Un Campione è già tanto, ma quando conosci Dima scopri che è molto di più. E’ uno spirito giovane che ha messo a frutto ogni singolo minuto della sua vita ricca di esperienze.
La prima che lo ha portato in Italia a 20 anni, è quella che lo lega ad uno spirito simile al suo, lo spirito coraggioso di Michael Bruschi, titolare dell’azienda Alfa-Lum. Grazie a lui, San Marino fu la porta del professionismo per 15 ciclisti russi (tra i quali, oltre a Konyshev, la leggenda Suchorucenkov e il ventottenne Piotr Ugrumov), che nel 1989 approdarono un po' a sorpresa nella formazione sammarinese. Dima racconta spesso come la generosità di Michael si sia cristallizzata in un’auto nuova fiammante a premiare il suo secondo posto Mondiale a Chambery nel 1989.
L’incontro con una Campionessa dello sci collega di Debora Compagnoni, Dagmar Gufler, lo ha portato prima in Trentino e poi sul Lago di Garda, aggiungendo al sorriso ormai “romagnolo” del Dima, una riservatezza “montanara” e un pragmatismo “veneto” che sicuramente hanno giovato al Konychev direttore sportivo.
Della Russia, Dima mantiene il passaporto e la capacità di adattarsi a ogni livello sociale, dai villaggi semplici della campagna sovietica agli yachts extra lusso di Oleg Tinkov, tanto da attribuire al denaro la giusta collocazione.
Ma dell’Italia Dima ha assorbito, per ogni città attraversata, le qualità migliori delle persone conosciute: vero cosmopolita d’Italia, “Italiapolita” sarebbe l'aggettivo perfetto per lui.
Ora un’esperienza di vita che Dima sta coltivando, è anche quella di padre di Alex (e di Teresa, che però non pedala!). L’impegno è quello di tutti i padri. Dima è un campione, ma quello te lo fa dimenticare volutamente. Tuttavia Dima nel vivere a fondo anche questa esperienza, ha capito tanto del ciclismo giovanile.
Ha capito sulla pelle sua e di suo figlio come non sia giusto spegnere con superficialità i sogni di un ragazzo che ha creduto nel mondo del ciclismo e che ha dato anche un contributo in maglia azzurra ai titoli Europeo di Dainese e Mondiale di Battistella, vinti dal CT Amadori nel 2019.
Dima si è quindi trasformato all’occorrenza in “procuratore” del proprio “atleta” e ha supportato Alex nel vivere una proficua esperienza internazionale nel team continental austriaco Vorarlberg.
Anche di questa vicenda Dima farà tesoro per il suo futuro, come sempre. Perché ha detto che nel ciclismo gli piacerà occuparsi proprio dei Giovani.
Dima stesso è ancora GIOVANE. Farà questo e tanto altro.
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