MAEZTU Una follia. Una decisione assurda, violenta e fuori da ogni logica. A 13,7 km dalla conclusione l’ammiraglia della T-Rex guidata da Wilfried Peters affianca Mattia Cattaneo e gli ordina di fermarsi. Il bergamasco, migliore compagno di squadra di Mikel Landa in questa Vuelta, è in fuga. Cattaneo è incredulo, non si vuole arrendere. Di quella fuga lui è l’ideatore e l’anima. Il bergamasco è in forma, pedala sul velluto. Può giocarsi la vittoria. Ma il diesse non ne vuole sapere per due volte con il dito indice della mano sinistra gli indica, bruscamente, di obbedire. Mattia deve fermarsi. È sconsolato, scuote la testa, fa segno alle moto di passare. Ma quello dell’ammiraglia belga non è il primo errore, è il secondo. Clamoroso e fuori da ogni logica. Ma perché succede questo?
Quello che non ti aspetti, tra i big di classifica, succede sul Puerto de Herrera. Richard Carapaz, 4° nella generale, fa muovere i suoi Ef poi scatta. Mas e Roglic lo braccano. Davanti si fa vedere per pochissimi metri anche Carlos Rodríguez. Lo spagnolo, nonostante la maglia bianca di miglior giovane, finora ha disputato una Vuelta anonima. E quando riparte Carapaz, sempre con a ruota Más e Roglic, O’Connor si stacca. Perde qualche secondo ma non si scompone e con l’aiuto di due compagni rientra. A Landa, invece, si spegne la luce. Si stacca, va alla deriva. Prova a inseguire ma è solo, lasciato alla deriva, mentre l’ammiraglia della T-Rex tarda moltissimo a fermare Pedersen e Vansevenant che sono nel gruppo della maglia rossa. Lo fa quando ormai la frittata è fatta. Ormai Peeters e colleghi sono più nel panico di Landa e decidono di fermare anche Cattaneo. L’idea, folle, è quella di cercare di limitare i danni. Mattia viene fermato con il suo capitano a circa 2’30” dalla maglia rossa. Al traguardo perderà 3’20” e in classifica scivola dal 5° al 10° posto. Possibile vittoria buttata, Vuelta finita, squadra distrutta. Soprattutto questa giornata segnerà una grave frattura all’interno del team diretto da Patrick Lefevere.
Restando ai big di classifica, oggi in grande evidenza Richard Carapaz. L’attacco dell’ecuadoriano sul Puerto Herrera lascia intendere che nelle prossime e decisive due tappe di montagna lui sarà da battaglia. “Sapevamo che era una salita dura - afferma lo scalatore della Ef -. Davanti avevo due compagni e con Cepeda siamo riusciti a gestire bene la situazione. La fatica e quello che abbiamo passato finora si stanno facendo sentire in gruppo, ma io sono molto fiducioso. Nelle prossime due tappe può succedere di tutto. Nella terza settimana sono sempre andato forte e del Moncalvillo (l’arrivo di domani, ndr) ho un buon ricordo. Però voglio fare ancora meglio”.
Nel 2020 Richard arrivò secondo battuto da Roglic. Il messaggio è chiaro.
Ma torniamo alla tappa odierna. L’eroe di giornata è il navarro Urko Berrade, 26 anni, quattro stagioni da pro e nessun successo - e nessun piazzamentio nei primi tre - prima di oggi quando s’è trasformato in Tur-Berrade. La sua KernPharma dopo avere lanciato in orbita Pablo Castrillo ottiene il terzo successo stagionale e di questa miracolosa Vuelta. Nel 2023, un successo in una tappa al Tour de Taiwan. Succede, alla Vuelta.