Non è anno, non è Vuelta, ancora una volta la Signora dai denti verdi ha sorriso a Wout van Aert che è stato costretto ad abbandonare la Vuelta. Una caduta lungo la discesa del Collada Llomena, una discesa che gli organizzatori davano per molto pericolosa. In più a rendere ancora di più problematica la discesa, ci si è messa quella pioggerellina maligna che rende l'asfalto viscido e carogna.
Per Wout era un giornata cominciata male: nei primi chilometri era già finito per le terre. Poi via, come sempre, più di sempre, dentro la fuga buona a prendere punti per il gran premio della montagna e poi via da solo. Uomo di sostanza, atleta di impareggiabile talento, ma quando ti dice male... Gli cadono davanti (Engelhardt, ndr), lui si irrigidisce e finisce per sbattere contro il terrapieno. Cambio di bici, ma non può nemmeno fare una pedalata, perchè la gamba destra è dolorante e il ginocchio non si piega. Wout la tiene staccata dal pedale, a penzoloni. Si ferma quasi subito. Il suo volto è l'immagine della sofferenza, i suoi occhi della resa. Voleva portare a Madrid sia la maglia verde che quella a pois, torna in Belgio con tre tappe, ma meritava molto di più.
La Vuelta perde il corridore più forte. Wout van Aert, tre vittorie di tappa, leader della classifica a punti (maglia verde) e della montagna (a pois) è stato costretto ad abbandonare. La tappa si è appena messa in moto quando lui cade. Risale, ancora pochi minuti e si butta nella fuga di giornata. Tra gli altri sedici ci sono Frigo, che ha una gamba super e Zana. C’è anche Jay Vine, che porta la maglia a pois in prestito perché il leader della montagna è proprio WVA, che sul Fito prova a fare punti pesanti. Il belga gli prende la ruota e lo batte, poi tira dritto. Cadenza e aerodinamica, Wout non sente la catena. Le sue sono prove da Europeo e Mondiale. Finite le ripetute si fa riprendere. Ma la sfortuna è in agguato. Alle 16.22, una cinquantina di km al traguardo, scendendo da Collada Llomena c’è una curva veloce a sinistra. In testa c’è Felix Engelhardt: frena, gli va via il posteriore e scivola contro la montagna. Alla sua ruote c’è Van Aert e dietro Isaac Del Toro, cadono anche loro. Gli altri due ripartono, rientrano nella fuga.
Il belga aspetta l’ammiraglia per il cambio bici, riparte ma si vede che soffre. Non riesce ad agganciare il piede destro, ma non è colpa del pedale. Glielo impedisce il dolore. Alle 16.25 Van Aert si ferma sulla destra, si siede nel bagaglio della sua auto. È terreo in viso, il ginocchio destro sanguina, il sangue gli cola sulla gamba. Fa impressione il piede, torto, girato con la punta verso l’interno. Gli tolgono il casco, sembra sul punto di svenire. Resta lì seduto, sofferente e deluso. Svaniscono i suoi sogni, vincere domani, la maglia verde, quella a pois. E chissà, pensando a Europeo e Mondiale, quanti diavoli gli passeranno per la testa. Alle 16.50 la comunicazione ufficiale del suo ritiro. Il prosieguo di questo sfortunato 2024 è in dubbio.