OVIEDO. Eric Mas, terzo nella generale della Vuelta a 2’23” da Ben O’Connor, mostra serenità. Nella conferenza stampa del giorno di riposo, in una Oviedo bagnata da una fitta pioggerellina autunnale, lo spagnolo della Movistar - pur non sbilanciandosi sull’esito finale della corsa - sembra fiducioso. Il grande trionfo, quello della svolta della carriera, forse non è mai stato così vicino. E a 29 anni, dopo aver corso sei Tour e sette Vuelta (con tre piazzamenti sul secondo gradino del podio), potrebbe essere arrivato il momento del grande raccolto.
Mas, come vive il giorno di riposo tra due tappe così dure come il Cuitu Negru di domenica e i Lagos di Covadonga domani?
«A me i giorni di riposo piacciono. Però so che dopo può succedere di tutto, come è già capitato in passato. C’è chi il giorno dopo va più piano di prima e chi il contrario. Io spero solo di ripartire con le stesse gambe, né più né meno».
Cominciamo da domani, con l’arrivo ai Lagos. Nelle due precedenti edizioni, 2018 e 2021, lei ha sempre chiuso al 6° posto. Che cosa pensa di questa salita?
«Salita dura e lunga con tratti durissimi dove spero di potere fare la differenza. Nelle mie due precedenti esperienze c’è sempre stata la nebbia, spero che domani sia diverso».
Le previsioni indicano pioggia, maltempo.
«Le previsioni in questa stagione nelle Asturie sono sempre abbastanza difficili da fare. Il tempo varia molto e dipende anche quale app si guarda».
Con il bagnato la discesa del Fitu diventa pericolosa.
«Nel 2021 era caduto anche il mio compagno Carlos Verona. Spero che in gruppo si rischi il giusto, che si dia la priorità ad arrivare tutti sani e salvi».
Quella di domani, con quattromila metri di dislivello, sarà la giornata decisiva?
«No no. La tappa decisiva sarà la 20 (Picon Blanco, ndr) ma prima ci aspettano tre tappe durissime dove può succedere di tutto in ogni momento».
In passato la sua tattica era molto attendista. Qui, invece, attacca senza guardare dietro. Si sente l’uomo forte di questa Vuelta?
«Non lo so se sono il più forte. Las realtà dice che sono terzo. Se fossi il più forte sarei leader della generale. Domenica saprò se sono io il più forte o meno».
Pensa di essere nel miglior momento di forma della sua carriera? Si sente capace di vincere questa Vuelta?
«Io sono lo stesso, forse ogni anno faccio un progresso in più. Ma non sono d’accordo con chi dice che Roglic è in parabola discendente. Il suo livello è super buono, ma io gli sono più vicino. Domenica, al termine di questa corsa, saprò dire se sono il miglior Eric di sempre. Certo che mi piacerebbe celebrare a Madrid, è da tanto tempo che lo sto sperando».
La lotta per la maglia rossa è solo tra lei e Roglic o ci sono anche altri avversari da tenere in conto?
«La realtà è che io in classifica sono due minuti e qualcosa poco. Il 4° mi è molto vicino, però è anche vero che io sono vicino al 2° e non lontano da 1°. Non sarà una lotta solo tra me e Roglic».
Pensa che O’Connor abbia ormai il podio assicurato?
«Nessuno ha il podio assicurato. Può succedere di tutto anche una caduta o una foratura in un brutto momento. Poi dobbiamo ancora affrontare salite dove può succedere di tutto».
L’impressione è che attorno a lei ci sia più affetto, più tifo, più calore. Concorda?
«Si e lo noto moltissimo anche se non so perché. Sento la gente che in corsa mi chiama, mi incita. È un autentico piacere, una motivazione extra. Gli ultimi due chilometri del Cuitu Negru, in questo senso, sono stati indimenticabili. Voglio ringraziare tutti i tiufosi».
Con quale vantaggio le piacerebbe arrivare alla crono finale di Madrid?
«Me encantaria (mi piacerebbe, ndr) arrivare con più di due minuti. Sarebbe bellissimo perché così non avrei lo stress psicologico della crono».
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