VILLABLINO. Van Aert domina, è lui l’uomo forte di questa Vuelta. Il belga ha una forma mondiale, non sente la catena e pedala quasi come se non ci fossero avversari. Però a Villablino, in volata, è secondo, a fare festa oggi è Kaden Groves con la classifica che resta invariata. Vincitore di tappa e leader della generale, sulla Vuelta sventola la bandiera australiana. Ma se questa mattina al raduno di partenza qualcuno avesse previsto per questa tappa un epilogo allo sprint sarebbe stato preso per ubriaco. Ma è così, una corsa che sorprende, che sembra non avere una logica tattica.
Con un gpm di 1a categoria a 16 chilometri dal traguardo, dopo il durissimo traguardo di ieri ad Ancares e con domani il terribile Cuitu Negru, oggi doveva essere la giornata della fuga. Tra l’altro con i suoi 200 chilometri è pure la tappa più lunga di questa corsa e ci sono tremila metri di dislivello da affrontare. Ma chi cerca l’avventura non trova spazio perché Van Aert è straripante. Wout, in maglia verde, schiera la sua Visma a controllare la fuga, nata dopo quasi 50 chilometri, con Del Toro, Meurisse, Campenaerts, Tejada, Frigo e Narvaez. I gialloneri tengono il gruppo stirato in fila indiana, non lasciano spazio e prima del gpm la fuga si esaurisce. Quasi in vetta Cattaneo porta davanti Landa per fargli prendere la discesa davanti. Ma ai 1.500 metri di Leitariegos, in mezzo alla nebbia, il primo è ancora lui, Van Aert ormai diventato “scalacista”, un po’ scalatore e un po’ velocista. La sua maglia a pois, dopo 14 tappe mica due, è rafforzata.
La discesa viene presa a velocità da assassini o, come dicono da queste parti, a “tumba abierta” e la traduzione non serve. Il brivido lungo la schiena lo corrono Roglic e i suoi Red Bull perché a 14 dal traguardo lo sloveno buca. Martinez è lesto a dargli la bici e Primoz riparte: dopo 4 chilometri con il manubrio tra i denti aggancia la coda del gruppo. Pericolo scampato.
Si arriva così all’inattesa volata. Gli Alpecin lavorano bene per Groves che parte alla perfezione verso sinistra, lungo la transenne. Chiude così un lato al belga che gli ha preso la ruota. Van Aert va verso centro strada e scatena la sua potenza, ai 50 metri appaia Groves che però resiste e vince di una ruota. Per l’australiano è il secondo successo dopo quello di Ourem. Le ultime cinque vittorie (18 totali) della sua carriera le ha ottenute nella corsa spagnola.
«Sono in ottima forma e sto ancora crescendo - attacca Groves - anche se è stata una settimana dura con la caduta nella 7a tappa. È vero, è strano per me vincere al termine di una tappa come quella di oggi. In salita però mi sono sentito molto bene e ho avuto la fortuna che i big della generale non si sono darti battaglia perché altrimenti per me sarebbe stata dura. Battere Van Aert non è facile, ma avevo sei compagni di squadra nel finale, una squadra fortissima, e Planckaert mi ha lanciato molto bene. Poi, certo, ho avuto ottime gambe».
E O’Connor che prosegue la sua corsa in rosso, cosa pensa? «Anch’io sono sorpreso di com’è andata la tappa - dice -. Non mi aspettavo un arrivo allo sprint. Domani invece sarà un giorno importante sia per me, sia per gli uomini della generale. Non vedo l’ora che venga domani, cercherò di restare ottimista. So che sarà una giornata dura anche se non conosco queste salite. A volte le salite sono lunghe, altre sono dure. Quelle di domani sono entrambe, lunghe e dure. Ci sarà tanto dislivello (3.600 metri, ndr). Roglic avversario? Non c’è solo lui, dovrò tenere d’occhio tanti altri. Mas, per esempio».
Due considerazioni le meritano anche i fuggitivi di giornata. Marco Frigo, 24enne vicentino, fresco di rinnovo biennale con la Israel-Premier Tech conferma di andare fortissimo. Il c.t. Bennati per la prova iridata di Zurigo può contare su di lui e non solo come una semplice pedina. Narvaez, prima maglia rosa al Giro, sta cercando di ritrovare la forma migliore. È stato l’ultimo ad arrendersi e anche quando aveva il gruppo a 10 secondi a provato a resistere. Sforzi da valutare anche in ottica futura, perché certamente pure lui ha la prova iridata in testa.
Nota di merito anche per Tejeda al terzo tentativo personale e con il desiderio di portare a casa qualcosa per la sua Astana. Con loro in avanscoperta oggi c’era anche Isaac Del Toro. Il giovane messicano, vincitore lo scorso anno dell’Avvenire, viene definito come l’ennesimo nuovo fenomeno della Uae. «È il futuro e il presente», dice di lui Matxin in un’intervista in corsa. Forse il tecnico basco ha ragione a metà. Del Toro magari in futuro esploderà e diventerà un corridore straordinario. Qui, nel presente, la cosa che più nota di lui è il numero dorsale, il 13, che tiene capovolto. Scaramanzia non consentita in tutti gli altri sport.
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