SIVIGLIA. Crema a manate, sacchetti di ghiaccio nella schiena, borracce usate come docce portatili. Alla Vuelta fa caldo. Tanto caldo, ma potrebbe essere differente tra Portogallo, Estremadura e Andalusia? Ovviamente no. Fatto sta che i corridori cercano riparo dal sole coprendosi di creme e cercano di abbassare la temperatura corporea con acqua e ghiaccio. Ma è giusto? Lo abbiamo chiesto a Emilio Magni, medico sociale dell’Astana.
Dottore, le creme solari non costituiscono una barriera che limita la sudorazione e di conseguenza la termoregolazione corporea?
«Può darsi che il velo di crema limiti in parte la sudorazione nelle parti interessate, ma la priorità mettere al riparo la pelle degli atleti che stanno per ora esposti al sole. Sappiamo benissimo che l’eccessiva esposizione alla radiazione solari può danneggiare seriamente la pelle. Non parlo solo di eritemi e scottature, ma di melanomi e tumori. Per quanto riguarda la limitata sudorazione bisogna considerare che la superficie interessata è limitata: una parte delle gambe, delle braccia e il collo. Non influisce in modo significativo».
E acqua e ghiaccio, le squadre mettono a disposizione quasi un quintale di ghiaccio e 300 borracce ogni tappa, vanno bene?
«La contrazione muscolare avviene per opera degli enzimi che hanno la loro massima efficienza attorno ai 36,5-37 gradi. Valori più alti, o più bassi, alterano la funzione enzimatica e di conseguenza si ha una minore efficienza muscolare. In corsa è auspicabile restare vicino a questa temperatura corporea».
Restando più o meno in questo campo ci si potrebbe chiedere se anche il colore delle maglie influisce sulla prestazione. Il nero, e ancora di più il verde scuro, 86% il primo e 87% il secondo, assorbono più raggi infrarossi del bianco (63%).
«I corridori, e in genere la gente, sono convinti che sia così, che con il bianco si stia più freschi del nero - spiega Steve Smith, responsabile cycling di Mvc -. In realtà gli studi di termodinamica hanno dimostrato che se è vero che c’è un assorbimento maggiore con i colori scuri c’è anche una maggiore termoradiazione. In pratica, lo stato di equilibrio, tra bianco e nero, è identico. In più, i tessuti ultratecnici usati oggi per l’abbigliamento di ciclismo hanno anche vantaggi nascosti. Anche le maglie nere, per esempio, partono da un filato bianco a cui è applicato uno strato infinitesimo di colore. E il filato, per renderlo davvero bianco, viene trattato con sostanze tra cui il biossido di titanio, sostanza che si trova anche in molte creme solari».
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