CASTELO BRANCO. Pompieri con le manichette dell’acqua aperte a bordo strada, corridori che vanno all’auto medica per cercare creme solari, una palestra trasformata in afosa sala stampa. Qualche collega con il ventaglio, i più attrezzati con mini ventilatori collegati al pc, uno che - dopo avere chiesto un parere tecnico a un medico - si versa acqua ghiacciata sulla maglietta. Come un corridore. Lasciata alle spalle la fresca Ourem e Fatima con le sue mercanzie legate al santuario, alla Vuelta si alza la temperatura.
In questo clima rovente Wout Van Aert si toglie la soddisfazione di vincere in maglia rossa. Chapeau. Era da febbraio che il belga non alzava le braccia. Stavolta sulla linea le ha aperte e scosse come un uccello in volo. Un buitre, in una corsa che guarda in alto, dove spesso il traguardo sarà vicino ai nidi degli avvoltoi. Groves, vincitore della seconda tappa, prima cerca la linea esterna ma si vede chiuso dalle transenne e si ributta in mezzo ma perde centimetri preziosi. Frazioni di secondo decisive per l’esisto finale. Oggi è secondo. Dietro di loro, dal terzo in giù, poca roba come qualità di velocisti.
«Per me questa è una vittoria speciale. Prima cosa perché è con la maglia di leader, poi perché erano sei mesi che non ci riuscivo. Per me è un anno difficile, strano. Ma a volte proprio le difficoltà sono uno stimolo in più a fare meglio, a dare il massimo. Stamattina prima del via pensavo a quando, nel 2022, ho vinto in maglia gialla al Tour (a Calais, quarta tappa, ndr). Quello per me è stato uno dei giorni migliori della mia carriera. Questo gli va molto vicino».
Il caldo è un rivale inevitabile. «Alla Vuelta è normale che faccia caldo. La situazione è per tutti uguale, però speriamo che entrando in Spagna il termometro non salga troppo. Comunque in squadra siamo attrezzati, lavoriamo molto per questo».
La chiusura, che a dire il vero è poi la sua prima frase dopo il successo, è sul futuro imminente. «Domani c’è tanta salita, è una tappa per i big di classifica. Mi devo godere questa maglia fino al traguardo prima di salutarla. Magari una tappa durissima in un grande giro la posso tenere, ma così tanti giorni di salita, come in questa Vuelta, per me sono troppo per pensare alla classifica. È ora che aiuti la squadra».
Che poi questo sia quello che realmente Wout pensi è un’altra cosa. Spesso nel ciclismo pensieri e parole non filano sullo stesso binario. Ma forse è normale che in un angolo del suo cuore Wout speri di conservarla. Del resto in primavera non si era detto che Van Aert sarebbe venuto al Giro pensando alla rosa?
Poi ci sono i numeri e le loro curiosità. Nella prima tappa è uscito il 17 (McNulty), nella seconda il 71 (Groves), oggi il 7 (Van Aert). Domani potrebbe toccare all’1. È il dorsale di Sepp Kuss, re della Vuelta 2023.