Kristen FAULKNER. 10 e lode. Viene dall’Alaska, ma ha in tasca una laurea conseguita sui banchi di Harvard. Non è una scienziata, ma è chiaramente scaltra come poche. È la più lenta in volata e lo sa bene: quindi anticipa. In verità lo sanno anche Marianne Vos, Lotte Kopecky e Kata Vas che la sottovalutano. Quarant’anni dopo Connie Carpenter (Los Angeles, 1984), mamma di Taylor Phinney, Kristen riporta un oro in America. Viene dal canottaggio, ma ha preferito il ciclismo. Quest'anno ha ottenuto cinque vittorie, tra cui una tappa della Vuelta, l'Omloop van het Hageland e il titolo nazionale statunitense. Cresce in Alaska e prima di dedicarsi anima e corpo al ciclismo ha lavorato nel mondo della finanza a Manhattan. Le cronache dicono di lei che quando è a casa ama fare la spesa nei mercati contadini locali, lasciandosi ispirare dai prodotti freschi in cucina. Si concentra sulla creazione di piatti sani a base di verdure. Se potesse viaggiare nel mondo andrebbe in Nepal, per scalare l'Everest e trascorrere del tempo con i monaci buddisti. Però tra Giro, Tour e Vuelta, sceglie la nostra corsa: «È dove ho vissuto i miei giorni migliori e peggiori in bicicletta. E le cene italiane dopo la gara sono le migliori». Questa sera le toccherà cenare francese, ma ne vale la pena. Parigi vale un oro olimpico.
Marianne VOS. 10. A 37 anni è ancora lì, a fare la storia. Terza olimpiade e terza medaglia: dopo due ori ecco l’argento che si aggiunge a tante altre cose. Perché lei è tante altre cose.
Lotte KOPECKY. 5,5. Ha l’età giusta per cogliere la gemma più preziosa e un percorso che sembra davvero sorriderle. Si fa sorprendere dall’attacco della Vos e poi deve sudare le classiche sette camicie per rientrare sulle battistrada. Perde l’oro e anche l’argento.
Kata Blanca VAS. 8. L’Ungheria aveva al via solo un’atleta (come ieri Attila Valter, 4°), ma si fa vedere, si fa valere. Campionessa del mondo under 23 in carica, ha un futuro immenso davanti a sé.
Pfeiffer GEORGI. 5. La britannica è il volto della sconfitta inglese. Nel gruppetto dal quale si nasce e si decide l’azione finale sono in superiorità numerica: addirittura in tre. E tornano a casa con niente in mano.
Mavi GARCIA. 6. Fa una corsa d’avanguardia e di sacrificio: un 5° posto che è più che sufficiente.
Elisa LONGO BORGHINI. 6. Resta davanti, come è solita fare. Scatta quando al traguardo mancano 23 km, viene immediatamente ripresa, ma poi paga una stagione fin qui dura e dispendiosa, piena però di soddisfazioni. Manca la medaglia? Embé.
Hanna TSERAKH. 7. La bielorussa resta al comando con Fariba Hashimi (Afganistan). A cinquanta chilometri dalla conclusione, loro sono ancora lì che lottano per l’oro.
Elena CECCHINI. 6,5. Quando la corsa si deve fare dura, la 32enne friulana non si tira indietro. La corsa entra nel vivo e lei comincia a farle morire: e il gruppo si allunga. Fine della ricreazione. Fa il suo.
Elisa BALSAMO. 5. Arriva alla sfida olimpica non in buonissime condizioni fisiche, è già un miracolo averla qui. La vedremo in pista!
Silvia PERSICO. 5. Percorso molto esigente, lei non la vediamo assolutamente.
Nora JENCUSOVA. 7. La slovacca mette in mostra l’azione più convincente e resta per parecchio tempo al comando da sola. Solo in un secondo momento viene raggiunta da un quintetto: Hanna Tserakh (Bielorussia), Thị Thật Nguyễn (Vietnam), Rotem Gafinovitz (Israele), Fariba Hashimi (Afganistan) e Yulduz Hashimi (Afganistan).
Awa BAMOGO. 6. La 25enne portacolori del Burkina Faso è la prima a scattare in questa sfida olimpica. È una ragazza “italiana” tesserata da metà giugno con il team Torelli, compagna di squadra delle italiane Puiatti e Selva.