Lo sapete che anche per i grilli la vita può ricominciare a 50 anni? E magari in Grecia? Lasciamo perdere il tono scherzoso, ma la realtà è che il “Grillo” più famoso nel mondo del ciclismo, ci riferiamo a Paolo Bettini, superata il primo aprile scorso la fatidica soglia dei 50 anni di età, ha deciso di regalarsi una vera, tonificante “botta di vita” con un inedito Tour in bicicletta della Grecia e il perché ce lo spiega in questa intervista. Intanto giova ricordare a tutti chi sia questo combattivo, determinato campione ciclistico nato a La California – nulla però a che vedere con Los Angeles come ben sanno in suoi numerosissimi estimatori. Professionista dal 1997 al 2008 con un bottino di 71 vittorie, nel suo illustre palmarès figurano la prova olimpica di Atene 2004, i mondiali 2006 e 2007, 2 Giri di Lombardia, 1 Milano-Sanremo, 3 Coppe del Mondo, e 2 Liegi-Bastogne-Liegi, probabilmente la Classica che gli ha regalato maggiori soddisfazioni. Ieri Bettini si è recato a Roma per un importante appuntamento all’ambasciata di Grecia, in occasione della ricorrenza dei 20 anni dal suo trionfo nella gara olimpica di Atene, come lui stesso ci racconta.
«Questo invito ha un antefatto poiché, dopo avere vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi, mi fu conferita dalle autorità locali la cittadinanza onoraria della città di Atene. La comunicazione ufficiale mi giunse a novembre dello stesso anno e successivamente entrai in contatto con Elena Konstantos, console greco a Livorno e grande sportiva. Per farla breve quest’anno, con la ricorrenza del ventennale dal mio successo e del mio cinquantesimo compleanno, mi è stato proposto un progetto caldeggiato anche dall’Ambasciata greca di Roma e per il quale mi sono dichiarato subito disponibile».
In cosa consiste?
«Il prossimo 26 agosto partirò in bici dalla cittadina di Katerini, nella Macedonia centrale, per affrontare una “pedalata” di oltre mille chilometri attraverso il Peloponneso, Sparta, Olimpia, Corinto e con arrivo finale ad Atene. Sarò equipaggiato con materiale specifico per ricordare l’impresa e da note industrie italiane come Sidi, 3T e Sportful, le quali hanno sposato con entusiasmo questo progetto che costituirà anche l’occasione per un interessante scambio culturale e turistico tra Grecia e Italia.
Come ricorda la sua vittoria ad Atene 2004?
«Era il 14 d’agosto e faceva un caldo infernale, c’erano ben 42 gradi. Le temperature elevate però non mi hanno mai dato troppo fastidio e con il CT Franco Ballerini si decise di provare a dare una botta a un gruppo all’apparenza fin troppo tranquillo. Così attaccai a tutta, nell’attesa di una reazione decisa dei vari Ullrich, Zabel, Merckx, McEwen e O’Grady, ma Ballerini mi comunicò che tutti erano fermi, ormai alla frutta. Così tirai dritto con il semisconosciuto portoghese Paulinho a rimorchio, che battei nettamente allo sprint. Una giornata indimenticabile anche se dovemmo dire grazie a Giovanni Visconti…».
E perché mai?
«L’anno prima Giovanni aveva vinto il campionato europeo sullo stesso percorso, che ci descrisse minuziosamente indicandone i punti fatidici. Fu un aiuto essenziale per noi della squadra olimpica».
Ora cosa fa Paolo Bettini?
«Sono in contatto con delle aziende primarie come testimonial e collaboratore nell’organizzazione di eventi. Di recente, con Sportful, mi sono divertito molto con i bimbi della Minimaratona delle Dolomiti».
Calcio e Ciclismo grandi malati dello sport italiano?
«Non si possono paragonare, il Calcio è su binari ben diversi. Nel nostro ciclismo non esistono più squadre di primo livello e se ne vedono le conseguenze. Anni addietro passavano professionisti 40 ragazzi l’anno, ora siamo a 4/5. una pena. Nessun investe più nel ciclismo ai massimi livelli».
Ciclistii italiani alle Olimpiadi di Parigi?
«Bettiol deve migliorare ulteriormente al Tour per avere chances. Mozzato merita fiducia, Viviani è una convocazione nelle logiche olimpiche, tra strada e pista».
Segue il Tour?
«Sì, Pogacar attualmente è al top ma sarà interessante vedere se avrà una flessione post Giro, mentre Vingegaard può crescere ancora».
Cosa pensa di tutti questi giovani fenomeni che popolano il ciclismo attuale?
«Forse avranno delle carriere più brevi rispetto alle nostre. Vincere tanto da giovane potrebbe comportare dei problemi futuri, ricordiamoci che Merckx si è ritirato a 32 anni».
Livornesi sempre al top con l’immarcescibile Ulissi che ha vinto il Giro d‘Austria.
«Diego è un formidabile professionista, lo stimo molto, Peccato che il suo trionfo sia stato oscurato dal tragico lutto che ha colpito quel giovane ciclista norvegese, André Drege».
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