TRAGEDIA DREGE, IL MISURATO RACCONTO DI FABIO BALDATO È UNA LEZIONE DI RISPETTO

APPROFONDIMENTI | 09/07/2024 | 08:20
di Nicolò Vallone

Non ci sono tante parole di fronte a una tragedia come quella di Andrè Drege, il 25enne norvegese della Coop Repsol che ha perso la vita cadendo giù dal Grossglockner tre giorni fa nella penultima tappa (tragicamente divenuta l'ultima) del Tour of Austria. «Non è il primo avvenimento simile, lo sappiamo: c'è stato Mäder l'anno scorso, ai miei tempi Casartelli, ce ne sono stati altri ma non ci si abitua mai a queste fatalità che travolgono il nostro mondo» ci racconta Fabio Baldato, che alla corsa austriaca era presente non solo come direttore sportivo della UAE (per la cronaca, il suo corridore Diego Ulissi ha vinto) ma come rappresentante delle squadre. Per questo è a lui che si è immediatamente rivolto il direttore di corsa per comunicare il decesso di Drege mentre la tappa tagliava il traguardo di Kals, ed è lui ad aver rilasciato una delle prime testimonianze ufficiali, dove racconta di avere ricevuto la notizia poco prima dell'arrivo e che il ragazzo era caduto molto in basso, senza testimoni diretti della caduta se non Jaka Primozic, che pedalava poco avanti a lui e che si è accorto del dramma alle proprie spalle con la coda dell'occhio e delle orecchie, avvisando subito un poliziotto in moto e attivando i pronti soccorsi.


E a lui, Fabio Baldato, abbiamo chiesto ieri un'ulteriore testimonianza, aggiungendo una domanda sul tema sicurezza e l'evoluzione dei materiali, per il nostro podcast BlaBlaBike. Da uomo profondamente misurato e dal solido senso del rispetto, il diesse veneto non se l'è sentita di rilasciare un'intervista "audio" per non sentirsi protagonista di una sorta di show sulla tragedia. Una scelta che, in un mondo che va nella direzione dell'esibizionismo, rispettiamo totalmente e a cui diamo merito. E anzi ringraziamo Fabio per aver a sua volta rispettato il nostro mestiere di cronisti, permettendoci di riassumere in poche righe quanto ci ha detto a telefono acceso e microfono spento.


«Quello del ciclista è un mestiere che comporta un elevato rischio, per fortuna non ho mai vissuto la morte di un mio corridore ma ho vissuto quella di un caro amico con cui andavo in bici anni fa. Ricostruire la dinamica è stato difficile: Drege, che era entrato nella fuga di giornata ma in quel momento stava perdendo terreno e aveva noi del gruppo a poca distanza, è andato dritto a una curva ed è volato via. L'hanno dovuto cercare per qualche minuto giù nel dirupo, la ruota posteriore sembra aver avuto una foratura e il forte vento che spirava sul Grossglockner potrebbe aver contribuito. Più di questo non sappiamo e certezze non ne ho: stoppo sul nascere ogni strumentalizzazione su freni a disco, tubeless etc etc».

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COMMENTI
Non se ne parla
9 luglio 2024 09:18 Bullet
Andare dritto ad una curva non è da prendere molto sottogamba sotto ogni aspetto però non si può parlare di certe cose e allora...ci vanno analisi esterne fatte fare dalle federazioni sulla guidabilità dei mezzi, ad esempio su stessa discesa misurare con diversi tipi di cerchi e profili le sollecitazioni o la Coppia per girare il manubrio ad alta velocità col vento anche e le traiettorie di correzione che in caso di necessità si riescono a fare valutando diversi tipi di componentistica del mezzo, perché i ds come i corridori possono dire ben poco nonostante siano i primi a poter fare dei confronti col passato rendendosi conto di cos'hanno per le mani.

materiali
9 luglio 2024 10:00 Passista Lento
mettere sotto accusa i materiali quando non si mai appurato che nessuna tragedia del passato sia imputabili a questa toglie l'attenzione al vero problema che è l'errore umano, un conto è affrontare una discesa da lucido un conto no, ovvio i materiali odierni ti permettono velocita che in passato erano inimmaginabili, sbagliare ai 60 non è come sbagliare ai 90, allora che si fa? li facciamo correre coi tricicli o in circuito di alcuni chilometri messo in totale sicurezza?

Sicurezza nel ciclismo
9 luglio 2024 10:25 runner
Se pensiamo che, anni fa, quando finalmente hanno messo l'obbligo del casco ai professionisti gran parte dei corridori stessi hanno protestato (Bugno era uno dei più contrari...).
Baldato non vuole parlare, ma sarebbe il caso lo si facesse presto in modo serio. I corridori praticamente corrono "nudi", con un abbigliamento che non offre alcun riparo. In discesa si raggiungono velocità di oltre cento chilometri orari (e non è una pista chiusa e conosciuta, ma strade con mille pericoli e variabili).
In verte discese non sarebbe ipotizzabile, ad esempio, la possibilità di imporre dei limiti? L'alternativa è continuare ogni anno a piangere la morte di qualche corridore (oltre agli innumerevoli feriti, fratturati ecc.)

Runner?
9 luglio 2024 11:14 Miguelon
Una proposta come la tua è dissonante rispetto al tuo nick.

Considerazione
9 luglio 2024 12:19 italia
Se è andato dritto senza frenare anche se aveva forato forse il problema e che ha avuto un malore in appsnnamento dei sensi e che i materiali non c'entrano. Aspettiamo l' esito dell" autopsia.

Basito
9 luglio 2024 12:26 biglux
Cosa facciamo? Obblighiamo i ciclisti ad andare in giro con un’armatura in kevlar, ok la sicurezza ma se uno non vuole accettare che può morire in strada (cosa che può succedere a chiunque tra l’altro) giusto che stia sul divano. A volte rischiamo più noi ciclisti della domenica che loro su strada chiuse al traffico…

Limite di velocità
9 luglio 2024 15:42 Albi75
Io sono anni che penso che in certe discese si dovrebbero imporre dei limiti di velocità per tutti da un punto ad un punto in modo che nessuno possa essere danneggiato. Si possono controllare le velocità con i ciclo computer. Quindi anche i distacchi rimarrebbero invariati...e non ci sarebbe bisogno di prendersi dei rischi...a quel punto non c'è ne sarebbe motivo.

@biglux
9 luglio 2024 17:01 Bullet
Non per dire ma fino agli anni '90 anche negli sport motoristici si diceva che faceva parte del gioco ma un po' alla volta sono corsi ai ripari ed ora ci sono più vittime in gare di ciclismo che a 300 all'ora in pista e deve far pensare non poco dato anche i ritrovati come tute con airbag o altro che prima neanche ci si pensava. Per me non si deve limitare il corridore ma dargli uno strumento verificato per certi canoni che riducano il rischio, un po' come la differenza tra rischio e pericolo nelle norme sulla sicurezza sul lavoro dove il pericolo non è eliminabile ma il rischio si può ridurre o limitare il più possibile con certi dispositivi. Per come la vedo io, dato che gli incidenti più gravi e con poche possibilità di salvarsi sono nelle discese dei passi alpini, obbligherei in quelle tappe i corridori a partire con cerchi basso profilo in alluminio con un certo numero di raggi, così non c'è effetto vela se c'è vento e sono molto meno rigidi e più facili da condurre nelle curve e per correggere le traiettorie e come prestazione in salita sarebbero persino migliori degli alto profilo per peso e maneggevolezza. Io partirei da lì e già le discese anche andando forte sarebbero molto più controllabili di adesso.

Tappe a circuito
10 luglio 2024 11:27 Dadoto
Io sono per le tappe a circuito,gli spettatori vedrebbero passare più volte i corridori e gli organizzatori,visionare e mettere in sicurezza i punti critici. Un esempio,la tappa in collina a Torino 2022,153km,3470 MT di dislivello,pieno di gente,uno spettacolo.

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