Anthony TURGIS. 10 e lode. Corsa di cuore e intelligenza, gambe e testa. Non spreca una sola pedalata, lascia fare e poi fa, al termine di una tappa spettacolare filata via ad oltre 46 chilometri orari. Tappa che sembra dire poco, ma in realtà dice molto sotto l’aspetto dello spettacolo. Siamo al Tour e si vede, chiaramente. Livello altissimo di competizione e di agonismo, che esalta questo 30enne transalpino della TotalEnergies, che fin qui aveva solo riportato un piazzamento nei dieci e oggi coglie il bottino pieno, in una delle tappe più attese e temute.
Thomas PIDCOCK. 7. È lì nel vivo della corsa, fin dal mattino, anche se è tra quelli che potrebbero attaccare, ma si limita a controllare, prima della volata finale.
Derek GEE. 8. Il 26enne canadese lotta e rilancia, soprattutto insegue. Insegue la vittoria e trova un buonissimo terzo posto, oltre ad entrare nella top ten in classifica.
Alex ARANBURU. 6,5. Il 28enne spagnolo della Movistar ha tutte le carte in regola per aggiudicarsi la tappa, ma nel finale gli manca qualcosa.
Ben HEALY. 5,5. Il 23enne irlandese fa il diavolo a quattro contro tutti e tutto. È un moto perpetuo, tutto nervi e adrenalina, un peso leggero in mezzo a uomini di peso, un vaso di coccio in mezzo a quelli di ferro. Lui però è un po’ troppo di coccio. Quando oltre le gambe comincerà ad usare la testa…
Alexey LUTSENKO. 6. Il 31enne kazako ha la grande occasione e se la costruisce sin dal mattino, poi però arriva in riserva di energie.
Jasper STUYVEN. 6. Se ne va da solo nel finale, ma viene ripreso a mille metri dal traguardo, per le trenate di Lutsenko, Gee e Healy, che fanno la pappa pronta a Turgis.
BINIAM GIRMAY. 8. La “perla nera” è ormai uno dei grandi personaggi di questo Tour. Corre con personalità ed entra nella fuga di giornata che lo porta ad incamerare altri punti preziosi per la sua maglia verde. Sul palco ha il fare dell’ambasciatore del ciclismo, sicuramente è il simbolo più bello di un intero Continente.
Michael MATTHEWS. 6. Bling fa corsa d’avanguardia e si prende la soddisfazione di chiudere nella top ten.
Mathieu VAN DER POEL. 5,5. Gli manca qualcosa, che troverà a Nizza, in vista di Parigi.
Giulio CICCONE. 6,5. Resta nel gruppo maglia gialla e supera lo scoglio di una tappa che non era chiaramente fatta per lui.
Remco EVENEPOEL. 7. Attacca a -77 dal traguardo. Scatto secco dalle retrovie e via. Assaggia la sua gamba e quelle degli altri. Scopre ben presto che gli altri due stanno bene quanto lui.
Tadej POGACAR. 7. In un amen va a riprendere Evenepoel, come se fosse Pellizzari. Poi ci prova ben altre due volte, con trenate spettacolari che però non ottengono il risultato sperato.
Jonas VINGEGAARD. 7,5. Pedala bene su una bicicletta che non è sua e non è come dirlo. Ha un problema quando mancano 100 chilometri al traguardo e al volo cambia la bici con quella di Tratnik. In definitiva oggi si difende, ma lo fa benissimo.
Primoz ROGLIC. 6,5. Va in affanno almeno in tre occasioni, ma con calma rimedia e salva la classifica.
Collegio di GIURIA. 4. Molto fiscali con chi bacia la moglie e il figlioletto, per chi ammira il proprio capitano vincere, noncuranti di chi rinuncia a fare la volata e lascia vincere platealmente il compagno di squadra: per regolamento ogni corridore ha il dovere di giocarsi fino in fondo e in maniera sportiva le proprie possibilità. Per questo si chiude un occhio, sai sono professionisti. Baciare la moglie o fermarsi un attimo davanti ad un LedWall in zona traguardo per vedere il proprio capitano vincere invece è cosa da dilettanti.