Dylan GROENEWEGEN. 10 e lode. Una vera liberazione, una vittoria desiderata e voluta. Per il 31enne velocista olandese si tratta del sesto successo sulle strade del Tour, la quinta vittoria in questa stagione, la 75a in carriera. Un sussulto d’orgoglio dopo un periodo difficile, ma ora il vento sembra essere cambiato. È da un po’ che il “leone di Amsterdam” sta pedalando bene e oggi il velocista del Team Jayco AlUla ha ripagato compagni e Brent Copeland con una vittoria sontuosa, ottenuta con assoluta calma, senza foga, ma con una grande lucidità. Coperto fino alla fine, esce a doppia velocità e centra il bersaglio. Una vittoria che fa bene alla squadra e alla testa di questo corridore che si era un po’ incupito: oggi si libera di un peso, dopo una volata leggera quanto potente.
Jasper PHILIPSEN. 4. “Fuck!”. È il grido di rabbia e frustrazione. Mathieu oggi lo lancia, lo posiziona, ma il belga non è quello di un anno fa, ha qualcosa che lo rende meno esplosivo, meno lucido e parecchio più scomposto, tanto è vero che lo stesso Van Aert se ne lamenta giustamente, e altrettanto giustamente, la giuria - dopo aver riesaminato la volata - lo retrocede all’ultimo posto del gruppetto di testa: 107°, a pari tempo con il vincitore. Perde la volata e anche un gruzzolo di punti per la classifica a punti.
Biniam GIRMAY. 7. Fa una volata di livello e si porta in albergo dopo la squalifica di Philipsenn un buonissimo secondo posto. Porta a casa altri punti in chiave maglia verde che è sempre sulle sue spalle: 149 punti lui, 111 per Mads Pedersen, bilancio più che positivo per l’eritreo.
Fernando GAVIRIA. 6,5. Il 29enne colombiano si getta nella mischia e dopo il secondo posto di Torino ottiene oggi un discreto terzo posto. Meno esplosivo, ma sempre scoppiettante.
Tadej POGACAR. 8. A 83 chilometri dal traguardo i Visma aprono un ventaglio e creano in gruppo scompiglio. Nel gruppo principale resta solo lo sloveno, i suoi compagni di squadra tutti dietro sorpresi ad inseguire. Pogacar, oltre ad evitare gli spartitraffico, evita anche gli agguati. Ayuso che si sente già all’altezza del fuoriclasse sloveno, prenda nota.
Phil BAUHAUS. 5,5. Cerca di trovare la miglior posizione possibile e francamente la trova, ma non è sufficiente per uscire dalla sua pozione: 4°.
Arnaud DE LIE. 5. Un terzo, un quarto e un quinto posto. Tre volate sempre nei dieci, ma il 22enne belga è considerato un talento di primissimo livello, ma primo non arriva.
Wout VAN AERT. S.V. Oggi decide di buttarsi nella mischia, ma poi viene chiaramente stretto da Philipsen alle transenne e deve anche smettere di pedalare. Non valutabile.
Arnaud DÈMARE. 4. Ha 32 anni e rispetto a Cavendish – ciclisticamente parlando - sembra averne 40. Fa le volate, ma non decolla più.
Bryan COQUARD. 4. Dovrebbe essere un velocista, ma è velocissimo ad uscire di scena.
Richard CARAPAZ. 4. Tappa contraddistinta dal vento e nel vento perde 40”.
Jonas ABRAHAMSEN. 6. Il 28enne norvegese della Uno X Mobility prende un punticino sull’unico gpm di giornata. C’è poco da fare, ma lui lo fa.
Davide BALLERINI. 200. Va bene le scorrettezze per spallate o manate in piena volata, o anche per la pipì in pubblico o addirittura in favore di telecamere (anche se il problema è delle telecamere che fino a prova contraria non dovrebbero riprendere), ma prendersi 200 franchi svizzeri di ammenda per “comportamento contrario all’immagine del ciclismo” mi sembra francamente troppo. Il canturino è stato multato per essersi praticamente fermato a guardare su un maxischermo la volata del proprio capitano e poi ha ripreso la via del traguardo. Un giudice molto zelante ha ritenuto scorretto il suo comportamento: spero solo che abbia punito il povero Davide per aver coperto e impallato il tabellone togliendo la visuale a qualche spettatore. Ma credo che tutti abbiano potuto vedere benissimo la volata vincente del Cav, e questo provvedimento sia stato per davvero il solo gesto poco consono all’immagine del ciclismo nel mondo.