Incontrare i giovani nei luoghi che frequentano, far conoscere loro la bicicletta, insegnargli ad usare il mezzo meccanico in sicurezza, trasmettergli le buone abitudini e i corretti comportamenti da adottare sulla strada e farli appassionare al ciclismo. Sono questi alcuni degli obiettivi di “Laboratorio di Ciclismo”, progetto promosso dal comitato regionale lombardo e coordinato da Gianluca Londoni, Consigliere di Federciclismo Lombardia. Il dirigente brianzolo ha accettato di rispondere alle domande di tuttobiciweb e spiegarci l’iniziativa.
Londoni, come è nato “Laboratorio di Ciclismo”?
«Tutto è partito lo scorso anno prendendo spunto dal progetto, ideato dal presidente provinciale di Monza e Brianza Marino Valtorta e dal Vicepresidente nazionale Ruggero Cazzaniga, che coinvolge ragazzi e ragazze che frequentano gli Oratori brianzoli nel periodo estivo. A questo va aggiunta un'altra esperienza molto positiva che mi è capitato di vivere in prima persona assieme a Gianni Bugno a Monza. Lì è “scattata la scintilla”, abbiamo capito che è essenziale avvicinare le giovani generazioni alla bicicletta incontrando i ragazzi nei loro “luoghi”, non dobbiamo aspettare che siano loro a voler venire a provare una bici».
Non solo Oratori quindi.
«Gli Oratori sono stati il punto di partenza e, per usare una metafora del nostro sport, quel progetto pedala spedito: in provincia di Monza sono arrivati alla terza edizione. Quello che Federciclismo Lombardia ha voluto fare, e io ho il piacere di coordinare, è creare un “contenitore” più ampio con una offerta diversificata che possa essere apprezzata anche dai dirigenti scolastici che credono nella mobilità sostenibile e puntano sull’educazione stradale come successo, per esempio, all’Istituto Comprensivo Koinè di Monza e poi a Ranica, Darfo Boario e in altre scuole lombarde. Ma non è finita qui».
Prego, continui.
«Nel contenitore “Laboratorio di Ciclismo” confluiscono anche degli eventi organizzati ad hoc in parchi o piazze come successo a maggio in occasione del Monza Future Festival dove abbiamo “intercettato” diverse famiglie e fatto divertire tanti bambini».
Entriamo nello specifico, come avete organizzato il format?
«Partendo da ciò che è essenziale: i tecnici volontari. Abbiamo chiesto la disponibilità a chi ha la tessera da Direttore Sportivo, creato poi un albo di persone pronte a impegnarsi nel progetto. Attualmente sono più di 50 i tesserati di primo, secondo e terzo livello che hanno aderito. Abbiamo successivamente strutturato i “corsi” in due fasi, una di formazione dove vengono trattati i temi dell’educazione stradale e dei corretti comportamenti da mettere in atto in bicicletta, per poi passare ad un secondo modulo “in sella” tra percorsi ludici, gimcana ed esercizi».
Ad oggi che bilancio può trarre da “Laboratorio di Ciclismo”?
«È un progetto molto impegnativo ma che ci sta restituendo tanto. Negli incontri che abbiamo fatto finora ho riscontrato una iniziale timidezza dei giovani, a volte anche titubanza a salire in sella. Credo che i ragazzi non abbiano più confidenza con la bici, mi sembra che non la conoscano. Bisogna portarli per mano a scoprire il mezzo meccanico, appassionarli con storie, filmati e aneddoti. In questo un campione come Bugno è importantissimo: Gianni è sempre molto disponibile, ed è un po’ il testimonial del progetto Laboratorio di Ciclismo. Una volta catturata l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze inizia il divertimento, la titubanza svanisce e a fine lezione veniamo ripagati da molti sorrisi. Questa è la cosa che fa più piacere».
Ha citato i tecnici, i volontari e un testimonial d’eccezione come Gianni Bugno, vuole ringraziare altri?
«I ringraziamenti sono tanti, certamente se Laboratorio di Ciclismo sta avendo successo è merito delle Società, dei tecnici e delle persone che a vario titolo si stanno rendendo disponibili, dei comitati provinciali, dei dirigenti scolastici che credono nel progetto, degli Oratori che ci aprono le porte e di aziende come Vittoria, System Cars, Alka e, per i progetti in Oratorio nella provincia di Monza, anche di BCC di Carate che hanno deciso di sostenere il progetto. A tutti va il mio grazie e il grazie di Federciclismo Lombardia».
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