Era lo scorso 14 luglio: terza tappa del Giro della Val d'Aosta, uno degli appuntamenti di prestigio della stagione. Una discesa che doveva portare i corridori verso il traguardo, ma che per Lorenzo Rinaldi ha iniziato una ripidissima salita nella carriera, con un susseguirsi di difficoltà che sembravano montagne insormontabili. Per molti, anche per lui in certi momenti, ma alla fine la forza della volontà ha fatto spianare anche queste asperità non previste nell'altimetria. Dopo oltre dieci mesi, il corridore torinese classe 2003 di Montanaro torna ufficialmente in sella e lo farà domenica con la maglia del Team Biesse Carrera (dove milita per la seconda stagione, la sua terza da Under 23) a Fiorano Modenese.
MALEDETTO MURO - "Eravamo a una trentina di chilometri dall'arrivo - ricorda Lorenzo - sono partiti due atleti importanti, il gruppo era ristretto ed era iniziata una discesa stretta, molto veloce. Eravamo incolonnati, io ero dietro a un ragazzo molto prestante fisicamente, ho sentito un rumore e alzando la testa mi sono trovato davanti un muro ai 60 all'ora, davanti a me avevano sbagliato l'impostazione della curva e non ho avuto modo di fare qualcosa. Quando ho riaperto gli occhi ero dall'altra parte della strada, dove ero stato sbalzato dopo l'impatto. Mi hanno portato subito all'ospedale di Aosta, con una notte sotto osservazione, poi ho deciso di tornare a Torino, dove sono stato per altri otto giorni in ospedale".
IL CALVARIO - Il referto era da brividi: rotula sinistra rotta in sette punti, fratture di polso e clavicola dallo stesso lato oltre alla rottura di zigomo e mandibola. "Con i sanitari ho cercato di programmare l'operazione al ginocchio, che però è slittata più volte così sono tornato anche a casa per quasi due settimane". Interventi chirurgici che poi sono stati due. "La prima operazione al ginocchio - prosegue il corridore - è stata inizio ad agosto, poi la seconda l'ho fatta a ottobre, dove mi hanno anche suturato il tendine rotuleo lacerato al 70%. Così ho avuto un altro mese di stop totale e altra fisioterapia. Di fatto sono stato cinque mesi completamente fermo".
UN DOLCE REGALO DI NATALE - "A dicembre ho iniziato con i rulli, poi il giorno di Natale ho fatto la prima uscita in bicicletta. Ho iniziato con ritmi veramente bassi, con un'ora senza mai smettere fisioterapia ogni giorno, anche ora continuo a farla una volta a settimana. I carichi di allenamento normali li ho affrontati per la prima volta a febbraio, anche se non sono mancate le complicazioni legate ai dolori al tendine. Ora ho una rotula nuova al 100%, il tendine potrebbe fare ancora male e si naviga un po' a vista".
MOLLARE? TROPPO SEMPLICE ... - "Sono stati tanti i momenti in cui mi sono detto "smetto", nel mese successivo all'incidente era un continuo maledire quel giorno, non riuscivo a dormire di notte e c'erano da affrontare gli impegni dell'indomani. Le previsioni di recupero erano negative, la bicicletta era l'unico modo per guarire e mi è scattata la voglia di smentire quello che si potesse immaginare. Troppo facile e logico mollare: ci tenevo a dimostrare che non sarebbe andata così".
BIESSE CARRERA, UNA GRANDE FAMIGLIA - "Ho la fortuna di far parte di una squadra che è una grande famiglia. Fin da subito si sapeva che il recupero sarebbe stato lunghissimo, con tutte le incognite del caso, ma dopo l'incidente sponsor e società a partire da Bruno Bindoni (Biesse) mi hanno subito detto che mi avrebbero aspettato nel 2024, seppur io non potessi dar certezze. Ci tengo a ringraziarli molto, insieme ai ds e ai compagni, perché hanno dimostrato una grande sensibilità umana".