Andrea VENDRAME. 10 e lode. Si fa chiamare Joker, perché da sempre il suo film culto e di riferimento è Batman, il personaggio nato nel lontano 1939 dalla fantasia di Bob Kane e Bill Finger. Batman e Joker, il bene e il male. L’eroe e l’anti-eroe, il bianco e il nero, e in questo caso è una pura coincidenza che sia anche un inguaribile juventino. Il 7 aprile 2016 viene travolto da una Seat Altea XL che gli taglia letteralmente la strada e lo segna profondamente nel fisico e nell’anima. Si guarda allo specchio e si rivede Joker, con quella cicatrice che segna profondamente il suo viso: 60 punti esterni e 50 interni. Anni di sofferenza e sgomento, segni che restano sul suo volto e nella sua testa. Riprende il suo cammino, con la solita volontà, con quel suo modo di essere tranquillo e spericolato, bianco e nero, eroe e antieroe: oggi Joker è Batman.
Pelayo SANCHEZ. 7. Corsa d’avanguardia, per il 24enne spagnolo che coglie il posto d’onore. Corsa senza esclusione di colpi, anche se il colpo lo fa quello davanti a lui.
Georg STEINHAUSER. 7,5. Un indizio è un indizio, due indizi possono essere una coincidenza, tre indizi sono una prova: questo ragazzo ha stoffa e talento. Studia da campione, o forse lo è già.
Jhonatan NARVAEZ. 6,5. È stato prima maglia rosa di questo Giro, l’unico ad aver in parte guastato la festa di Tadej Pogacar (ma se poi passerà dalla sua parte per festeggiare dal prossimo anno? Ah, saperlo…), oggi torna all’attacco con altri tre compagni di avventura, tutti vincitori di tappa in questa edizione di “corsa rosa”: Georg Steinhauser (EF Education - EasyPost), Pelayo Sánchez (Movistar Team) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step). Sono tutti uomini vincenti, ma oggi perdono.
Luke PLAPP. 6,5. Tanta fatica per il ragazzo australiano della Jayco AlUla. Tanta voglia di fare, ma alla fine finiscono anche le gambe. Dopo quasi tre settimane e dopo una tappa come questa corsa ad oltre 40 di media, ci sta.
Simone VELASCO. 6,5. Il 28enne campione d’Italia porta nel vivo della competizione il tricolore. Onora il Giro, onora il ciclismo italiano: onore a Velasco.
Julian ALAPHILIPPE. 6. Fa il diavolo a quattro, ha voglia di spaccare il mondo, lo si capisce sin dal mattino, sin dal raduno di partenza. Ha personalità ed esperienza, storia e carisma: forse oggi ha un po’ meno di gambe. Vabbé, evviva Lou Lou, sempre!
Manuele TAROZZI. 6. Il ragazzo della VF Group Bardiani CSF Faizané si porta in albergo il traguardo dell’Intergiro precedendo Pelayo Sánchez (Movistar Team). Il ragazzo faentino decide di fare la corsa, di farsi vedere, di onorarla: lo fa.
Mattia BAIS. 6. Il ragazzo della Polti Kometa non porta a spasso la bicicletta, ma aggredisce la tappa con decisione. Entra nella fuga di giornata, e si porta a casa un onorevole dodicesimo posto.
Alessandro DE MARCHI. 6. Arriva 14° a bandiera del Friuli spiegata, lui che è simbolo e vessillo di una terra, di una comunità, di una regione ruvida, gentile e accogliente. Gente tosta i furlani, orgogliosi e mai domi, proprio come il rosso di Buja, che sventola i vessilli, simboli di cui lui è simbolo.
Tadej POGACAR. 7. Fora una gomma quando al traguardo mancano una sessantina di chilometri. È il momento più elettrizzante della sua tappa: si diverte a rientrare in gruppo, accelerando un po’. Solo un po’, quanto basta. Rischia di finire per le terre quando scivola nel finale Geraint Thomas e lo evita per un niente. Dopo aver dimostrato di essere tatticamente volpe, oggi è anche veloce, come un gatto.
Geraint THOMAS. 5. Corridore esperto, navigato, che sa come si fa, ma oggi intento a controllare cosa avviene alle sue spalle, non si accorge cosa succede davanti e tocca la ruota posteriore di Tiberi. Bum, per terra: un po’ pollo.