Tadej POGACAR. 10 e lode. “Pogacar està tocando con la varita”. Ha la bacchetta magica, ha detto qualche giorno fa il suo allenatore spagnolo Javier Sola a “El Pais”. È da quindici giorni che parlo di Taddeo come di un fantastico Harry Potter del ciclismo, un maghetto con la bicicletta e la bacchetta di sambuco. Anziché il mantello dell’invisibilità, lui per l’occasione veste la maglia rosa della visibilità. È bello vederlo, ammirarlo in ogni suo movimento, seguirlo nel suo incedere semplice e sicuro che pare essere magia. È un gigante Taddeo, e se c’è un limite è quello di rendere attorno a sé tutto piccino, tutto lillipuziano. Basta dare una scorsa ai distacchi rifilati a questa tutt’altro che allegra brigata. Distacchi di altri tempi, si dice, ma Pogacar è un ragazzo del nostro tempo, che ci ha riportato semmai a quelli di Eddy Merckx. Magia.
Nairo QUINTANA. 9. Vuole tornare a fare Quintana, ma non è più il suo tempo, è quello di Taddeo. Lui ci prova e lo fa anche bene, pensa ad una tappa in un certo modo e fa di tutto per fare in modo che le cose accadano. Sa anche che in gruppo c’è un mago, che con un colpo di bacchetta, pardon, di pedale, fa quello che vuole. Oggi, però, Nairo fa Quintana e non sparisce. Resta lì.
Georg STEINHAUSER. 7. È il migliore di quelli che corrono il Giro d’Italia, perché ormai Tadej ha preso il posto di Longo Borghini come “regolateur”: anticipa e segnala situazioni in gruppo. Il tedesco della EF Education EasyPost prende posizione e non la molla più.
Romain BARDET. 8. La prende da lontano, come Quintana, quindi resta in avanscoperta per tutto il giorno e alla fine si porta in albergo un piazzamento che pesa.
Daniel Felipe MARTINEZ. 6. Il colombiano è sorpreso dallo scatto di Taddeo, ma poi resta sorpreso per come va via, con quale velocità e facilità. Alla fine la sorpresa si trasforma in meraviglia.
Geraint THOMAS. 6. Non ci prova nemmeno ad andare dietro a quello là, mica è un pollo. Sa perfettamente cosa c’è da fare in certe situazioni: si mette il giubbotto antiproiettile e procede ben coperto nelle retrovie.
Filippo ZANA. 6. Arriva appena fuori la top ten, al termine di una corsa molto difficile e faticosa. Se non si fosse scatenato l’inferno con il dinamitardo sloveno, forse avrebbe ancor più limitato i danni, ma le corse son corse e la fanno i corridori: se poi la fa Pogacar…
Thymen ARENSMAN. 8. Lavora con grandissima efficacia per il suo capitano Thomas. Alza il piede dall’acceleratore solo nel finale, dopo aver davvero evitato al gallese il tracollo.
Antonio TIBERI. 5,5. Vive forse la prima vera giornata difficile della sua giovane carriera. Rischia un crollo verticale, invece riesce a medicare la situazione, difendendo il suo 5° posto nella generale: hombre vertical.
Lorenzo FORTUNATO. 5. Paga quasi un minuto e mezzo a Tiberi e per un ragazzo che non è più un ragazzo non è pochissimo. Battuta d’arresto, ma non abbattuto. Si rifarà.
Alessandro TONELLI. 7. Dopo soli 3 chilometri di corsa si forma la prima fuga di giornata. Il ragazzo della VF Bardiani Csf Faizanè si trova a ruota di altri undici compagni di avventura, che è bene ricordare: Tobias Bayer (Alpecin Deceuninck), Harrison Wood (Cofidis), Lilian Calmejane (Intermarché Wanty), Bert Van Lerberghe (Soudal QuickStep), Caleb Ewan (Jayco AlUla), Davide Bais (Polti Kometa), Davide Ballerini e Simone Velasco (Astana), Laurence Pithie, Olivier Le Gac e Lewis Askey (Groupama FDJ). Questi i primi ingredienti di una tappa ricca di contenuti e saporita come poche. Una tappa che a molti partecipanti è restata sullo stomaco: non tanto perché era troppo cotta, ma perché cotti sono arrivati.
Alessandro DE MARCHI. 38. Compie gli anni il rosso di Buja, una delle creature ciclistiche nate nella fertile cantera della CTF, Cycling Team Friuli. Il rosso del rosso (perché anche Roberto Bressan, il grande capo, è rossocrinito) è di quella Buja che ha dato i natali ciclistici anche a Jonathan Milan, uno dei grandi protagonisti di questo Giro. Alessandro è corridore esperto, intelligente e sensibile. È uomo di memoria: di strada ne ha fatta parecchia in quindici anni di militanza professionistica, ma non ha mai dimenticato né da dove è partito, né tantomeno le persone che l’hanno aiutato a prendere il volo. Ed è ancora qui, che plana, leggero come uno spirito libero.