Quasi metà Giro: come alla fine del primo quadrimestre, è ora di consegnare le pagelle a genialoidi e somari del Dream Team Rai.
FRANCESCO PANCANI: dici Pancani e non puoi non pensare al Bulba, tutto intero Auro Bulbarelli, quand'era direttore di RaiSport e si divertiva a inventarsi bocciature, promozioni, alternanze senza capirci più niente lui, tanto meno l'affezionato pubblico del ciclismo. Grazie al Cielo, quella stagione di acrobazie creative è finita. Fino a nuovi Einstein in direzione, siamo tornati alla logica: dopo quarantene e naftaline, Pancani titolare fisso della diretta al Giro. Sicuramente c'è di meglio, sicuramente non è il dio in terra, sicuramente c'è sempre da imparare eccetera eccetera. Ma in attesa del dio in terra teniamoci stretto il Panca, in associazione e concorso con Cassani, nell'affidabile, godibile, puntuale, assortita formula Pancassani. Il voto, per chi segue da sempre la Rai, è come un 25 aprile: Voto 8.
DAVIDE CASSANI: è l'altra faccia del tandem, visto dalla sua parte diventa Cassapanca. Resta comunque il complementare perfetto del telecronista, applicando con la ben nota diligenza informazioni, approfondimenti, curiosità. Grande ritorno, il ritorno che ci voleva, dopo annate di commentatori tecnici da anestesia totale. Al pubblico resta solo una curiosità: che cosa abbiano da ridere ogni tre per due in quella postazione. All'apparenza sembra ridano per le cose di cui stanno parlando, in realtà è forte il sospetto che al riparo delle telecamere sia l'asilo Mariuccia, giocano a farsi il solletico, allo schiaffo del soldato, o magari alla gara di barzellette, cose del tipo sai qual è il colmo per una zanzara?, andare a Mosca in Vespa, bella eh, buona questa, e tu lo sai qual è il colmo per Beppe Conti...? Comunque, anche per Cassani voto da 25 aprile: Voto 8.
STEFANO RIZZATO: fa parte del pacchetto-diretta raccontando la gara dalla moto. Mediamente buono, da soffocare con un cuscino dietro a Thomas nella crono di Perugia (voto 2-), quando continua a raccontare il campione inglese come un mezzo caso umano, tipo tossico o alcolizzato, povero, il vento è molto crudele con lui oggi, mi fa compassione, come se gli avversari invece andassero in deltaplano. Alla fine della tappa, va sempre a intervistare vincitore e maglia rosa, praticamente formando una coppia di fatto con Pogacar. Dall'empatia che trasuda dai due, appare evidente che lo sloveno preferirebbe farsi cavare un dente del giudizio. Oggettivamente: Pogacar magari non è simpatico come Crozza, ma Rizzato non è più simpatico di un dentista. Voto: 7.
GIADA BORGATO: la quota rosa del Dream Team completa il pacchetto moto. Ex corridora, potrebbe svelarci un sacco di dettagli curiosi e inediti da dentro la corsa. Potrebbe. Invece è un fallimento totale, del tutto inutile e superflua. Anzichè svelarci quello che non vediamo, ci racconta quello che vediamo molto meglio di lei. Oropa: tutto il mondo vede in diretta Pozzovivo che si sbraccia ai bordi della strada per un sinistro, danno la linea alla Borgato e lei ci rivela “c'è Pozzovivo ai lati della strada che si sbraccia per chiamare l'ammiraglia”. Ma va? Crono Foligno-Perugia: le telecamere inquadrano il corridore che sta seguendo lei, lei con enfasi ci annuncia che “siamo sul tratto duroooooo” (lo vediamo, Giada), “il pubblico è in delirioooooo” (vediamo anche questo, Giada), “saliamo tra due ali di follaaaaaaa” (da una parte c'è il muro, caso mai l'ala è una, Giada). Nel complesso, moto inutile, Giada. Voto: 3.
ALESSANDRO FABRETTI: sarebbe al posto di Zavoli, perchè la Rai si ostina a chiamare “Processo alla tappa” persino questa roba che non processa niente e nessuno. La nuova formula ha il grande pregio di non avere più tra le scatole la melensa retorica da circolo del tè di una certa Zia, ma non ne ha nessun altro. Per il resto, il Processo 2024 è bolso, stanco, spento, spompato, anonimo, noioso. E mi chiedo da dove mi venga improvvisamente tutta questa bontà. Voto: 1.
ALESSANDRO PETACCHI: zzzzzzz... zzzzzzz... zzzzzzzz...
STEFANO GARZELLI: lo sforzo di essere un po' più critico ed esprimere qualche giudizio in più risulta evidente, rispetto a qualche anno fa. Ma tra il Garzelli di oggi e l'opinionista coraggioso, tagliente, ficcante che dovrebbe diventare, c'è ancora la distanza che separa Briatore dal congiuntivo. Voto: 6--.
BEPPE CONTI: ripescato dalla sua archeologia seppiata, viene riproposto come giornalista-opinionista al “Processo” (quel che resta). Innegabile (e lodevole) il tentativo disperato di metterci del pepe, anche alzando i toni della voce e dell'enfasi. Peccato che poi alla fine lo tradisca l'ambizione di fare il nonno a Pogacar, passando le sue giornate a raccomandargli di risparmiarsi, di non prendersi rischi inutili, di farsi degli amici, di non rendersi antipatico. Presto gli ricorderà di mettersi sciarpa e cappello, di non salutare gli sconosciuti e di non esagerare con le merendine. Evidente: il Pogacar che vorrebbe Conti non è il fuoriclasse che è, ma un impiegato del catasto che ci farebbe addormentare in coda. Dopo tutto, meglio quando Beppe ci raccontava Binda e Girardengo: quelli, almeno, non può più rovinarli. Voto: 6.
FABIO GENOVESI: classica postura da scrittorone, infligge tutti i giorni una specie di omelia intrisa di buoni sentimenti e aggettivi diabetici, tipo quella di Rapolano Terme, in cui smarrona con un suo giro in bici finito dentro a una chiesa, “la luna, le stelle, vibrava la musica, vibravo io, vibrava la polvere che avevo addosso...”. In definitiva, il modo migliore di finire un “Processo” mai cominciato. E buonanotte ai suonatori. Con Petacchi, in coro: zzzzzzz.... zzzzzz... zzzzz..... Voto: 2.
UMBERTO MARTINI: intervistatore e colorista, fa il suo con decoro e sobrietà. Ricordando tutti gli improbabili e gli scappati di casa che abbiamo visto negli anni in quel ruolo, promozione senza se e senza ma. Voto: 7.
ETTORE GIOVANNELLI: è il cercatore di interviste e di personaggi. Conosce il mestiere, poche sbavature. Ma su tutto prevale la memorabile intervista di Torino, che addentrandosi arditamente tra bici e mummie resterà nella storia della Rai per umorismo involontario ed effetti tragicomici: “Buongiorno a voi, sono qui sul podio. E a proposito del Museo Egizio, ecco chi c'è qui con me: Evelina Christillin...”. Standing ovation. Voto: 10.