Nell’ultimo decennio il rapporto dei corridori italiani con il Tour of the Alps non è stato particolarmente idilliaco, anzi. L’ultima vittoria risale al 2013, neanche a dirlo con Vincenzo Nibali, quando la corsa si chiamava ancora Giro del Trentino (l’odierna denominazione l’ha assunta nel 2017), dopodiché l’unico ad esserci andato vicino è stato Domenico Pozzovivo, che ha centrato tre podi (2° nel 2014 e 2018, 3° nel 2017). L’ultimo podio, per la verità, è targato ancora Vincenzo Nibali, che nel 2019 venne battuto dalla giovane coppia della Sky, Sivakov e Geoghegan Hart. Da allora è arrivata una sola Top 10 finale, quella di Lorenzo Fortunato lo scorso anno, che ha chiuso con un buon 5° posto.
Per la verità non ci si può sorprendere più di tanto, visto che il ciclismo italiano negli ultimi anni ha fatto davvero fatica a tirare fuori corridori con caratteristiche da scalatori, e il Tour of the Alps è corsa dura, per gente che poi, solitamente, lotta anche per vincere i Grandi Giri. Alla vigilia dell’edizione 2024, però, i tifosi italiani possono nutrire più di qualche speranza, se non per vincere quantomeno per lottare fino alla fine per un piazzamento di presitio.
Antonio Tiberi (Bahrain Victorious) arriva da una Volta a Catalunya in cui in salita, per la prima volta, ha tenuto testa a tanti big. Con il Giro d’Italia in vista, al TotA cerca conferme e, vista la concorrenza, può anche pensare di ambire a un risultato molto importante. Discorso simile per Filippo Zana (Jayco AlUla), che arriva da un denso periodo di allenamenti in altura e tra Alto Adige, Tirolo e Trentino troverà percorsi che possono stuzzicare la sua fantasia.
Gli avversari, però, ci sono, anche se è difficile indicare con fermezza un favorito. Ben O’Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) è reduce dal miglior inizio di stagione della sua carriera - con vittoria alla Vuelta a Murcia, 2° all’UAE Tour e 5° alla Tirreno-Adriatico - e sta a sua volta scaldando le gambe per il Giro. Con lui ci sarà anche il sempre solido Aurélien Paret-Peintre, ma se si parla di collettivi quello che fa più paura è quello della EF Education-EasyPost, che schiera Hugh Carthy, 2° lo scorso anno, Jefferson Cepeda, 4° nel 2021 e nel 2023, Simon Carr, vincitore di una tappa lo scorso anno, ed Esteban Chaves.
L’anno scorso Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) cominciò dal TotA il suo assalto al Giro d’Italia, sfumato solo sul Monte Lussari, e quest’anno vuole ripetere l’avvicinamento. In una squadra che schiera anche Filippo Ganna, la condizione del gallese è tutta da verificare, con Tobias Foss pronto a prendersi la responsabilità di fare classifica nel caso ce ne fosse bisogno. Discorso simile per Romain Bardet (dsm-firmenich PostNL), che ha nel mirino la Corsa Rosa e al TotA dividerà la leadership con l'australiano Chris Hamilton.
Tra le squadre più attrezzate ci sarà anche la Jayco AlUla di Zana che, oltre al vicentino, potrà contare su Chris Harper, molto solido in questo avvio di stagione, l’interessante scalatore etiope, Welay Hagos Berhe, e il colombiano Jesus David Peña. A proposito di escarabajos, ci saranno anche Sergio Higuita (Bora-hansgrohe) e Ivan Sosa (Movistar), dai quali è sempre difficile sapere cosa aspettarsi, vista l’incostanza di rendimento.
Vanno poi tenuti d’occhio Michael Storer (Tudor), già a podio nel 2022, Wout Poels e Torstein Træen (Bahrain Victorious), Juanpe Lopez (Lidl-Trek), Giovanni Carboni (JCL Team Ukyo), apparso pimpante in Abruzzo, e Hermann Pernsteiner (Austria).
Ben attrezzate anche le Professional italiane, con il Team Polti Kometa che porterà Davide Piganzoli, che avrà modo di testarsi ad altissimi livelli, e Matteo Fabbro, entrambi con vista sul Giro d’Italia. La VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, invece, avrà Giulio Pellizzari, che l’anno scorso al TotA si rivelò al mondo sfiorando il successo di tappa, Alessandro Pinarello, in grande forma, e Luca Covili. Per la Corratec-Vini Fantini, invece, i gradi di capitano sono affidati a Mark Padun e Alessandro Monaco.